In un singolare editoriale sul Riformista, Claudio Velardi - che pure è penna di rara intelligenza e visione - chiede le dimissioni di Matteo Renzi da leader di Italia Viva. Il motivo non è chiarissimo. Ci par di capire che secondo lui un evento “choc” potrebbe ridestare miracolosamente il riformismo italiano.

Naturalmente non è così e Velardi lo sa bene. Anzi, privare il progetto riformista del suo leader più brillante sarebbe una nuova e spericolata prova della seduzione verso il tafazzismo del centrosinistra italiano. La verità è che Renzi, pur con tutti i limiti, è stato l’ultimo leader del centrosinistra in grado di offrire un racconto credibile e alternativo a quello del centrodestra; l'unico che si è sottratto al racconto stanco e appesantito del “fermiamo questa destra eversiva” per proporre una sua visione del paese e delle istituzioni.

Insomma, può piacere o non piacere - e a molti non piace - ma il renzismo è stato l'ultimo tentativo del centrosinistra di raccontare una storia, di immaginare un paese e di metter mano a un impianto istituzionale che va necessariamente rivisto. La partita l’ha persa, certo, ma è lì, su quel terreno, che il centrosinistra deve tornare a giocare. Possibilmente coi talenti migliori in squadra.

Eppure la vittoria in Inghilterra del laburista Keir Starmer riapre i giochi. Il racconto del nuovo leader inglese è esattamente il contrario di quello solo oppositivo di Mélenchon e Macron in Francia o di Schlein (almeno fin qui) in Italia. Questo valzer elettorale insegna che con lo slogan “fermiamo l’onda nera” non si va da nessuna parte: ben che vada si tira su un governicchio tecnico buono solo ad aumentare l’astensionismo. Servono idee, serve connessione coi cittadini, serve politica vera. Il centrosinistra non sia strabico, dimentichi Parigi, superi di getto la Manica e dia un’occhiata a quel che succede a Londra.