L’incredulità per le parole del Senatore Emanuele Dessì - dal post Facebook del 13 aprile scorso: “Solo oggi mi rendo conto che ho fatto bene a non studiare da ragazzo. Invece di stare addosso ai libri mi sono divertito e ho girato un po’ il mondo. Tanto, mi pare di capire, sarei stato in ogni caso un morto di fame... Anche se fossi diventato notaio” - abbiamo realizzato che non si è trattato dell’ennesimo cattivo esempio di populismo da social network, ma di un atto di bullismo verso migliaia di liberi professionisti che nell’emergenza Covid si stanno rivolgendo alle proprie Casse di Assistenza e Previdenza».

Questo si legge in un comunicato congiunto di Alberto Sartorio, presidente del Comitato Interregionale Consigli Notarili delle Tre Venezie, Alessandra Stella, presidente dell’Unione Triveneta dei consigli degli ordini degli avvocati e Claudio Zago, presidente della Conferenza permanente ordini dottori commercialisti esperti contabili delle Tre Venezie, in riferimento alla posizione espressa dal senatore del Movimento 5 Stelle. «I termini violenti di chi ha scelto volontariamente di non elevare la propria conoscenza e ostentare la propria ignoranza, rivelano gli effetti devastanti delle cattive scelte fatte in gioventù: senza l’educazione data dall’apprendimento e dalla conoscenza è facile trarre interpretazioni errate e conclusioni ingiustificate dagli avvenimenti che ci circondano. Quale messaggio vuole dare un Senatore ai nostri giovani impegnati per costruire il proprio futuro: che non serve sviluppare il proprio pensiero critico, funzionale alla libera determinazione della personalità nella società civile? Quale cittadinanza ci sarebbe senza la profonda conoscenza delle forze che modellano le nostre vite, delle ideologie dominanti e dell’atmosfera culturale in cui siamo immersi? È possibile una democrazia senza il sapere e senza la cultura?», si chiedono avvocati, commercialisti e notai del Triveneto. «La maggioranza dei rapporti sullo stato della situazione sociale del Paese evidenziano una sfiducia diffusa nelle istituzioni democratiche, le quali sono percepite maggiormente come un costo inefficiente, invece che come una preziosa risorsa per l’autogoverno del Paese. Questa sfiducia è strettamente correlata all’ignoranza sul funzionamento delle istituzioni e all’opacità che contraddistingue l’agire politico.

In questo contesto un Senatore, invece che suggerire di “campare nell’ignoranza”, dovrebbe intervenire per colmare il differenziale informativo; anche se comprendiamo che una cittadinanza colta, dotata di pensiero critico e competente, è certamente una cittadinanza “scomoda”».

Duro l’avvocato Michele Sarno, Presidente Emerito Camera Penale Salernitana: «Questa volta, non possiamo far finta di niente, non possiamo far passare quest’affermazione gratuita come un involontario scivolone dettato da un momento di irrazionale impulsività, ma dobbiamo stigmatizzare questo comportamento gravissimo ed attraverso la condivisione di tutti i professionisti, lesi dalle dichiarazioni del Sen. Dessì, chiederne le dimissioni attraverso lo strumento della petizione».