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Ddl Zan
Il valore che le madri e i padri costituenti hanno impresso nella Costituzione non è solo quello di atto fondamentale per tutta la struttura normativa su cui si basano le nostre vite, ma anche di manifesto programmatico, che tutte le sensibilità politiche condivisero, per creare una società realmente democratica e plurale, dopo gli anni del totalitarismo e della catastrofe.In particolare, all’articolo 3 la Costituzione affida alla Repubblica, e quindi al legislatore, il compito di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Dunque anche la tutela di tutte le condizioni e i caratteri insiti in ogni essere umano, in quanto tale. Proprio seguendo il percorso indicato dalla Costituzione, la legge Reale-Mancino già contrasta i crimini d’odio per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. Tuttavia negli ultimi anni i maggiori osservatori europei per i diritti umani hanno relegato l’Italia agli ultimi posti delle loro classifiche per inclusione sociale della comunità lgbt+. Hanno disegnato una vera e propria mappa dell’odio, che ci consegna una situazione critica e d’emergenza: i crimini d’odio e le discriminazioni colpiscono in particolare le donne, le persone lgbt+ e le persone con disabilità. Ovvero individui colpiti per il loro sesso, per il loro genere, per il loro orientamento sessuale, per la loro identità di genere o per la loro disabilità. Ed è esattamente utilizzando questi termini che il ddl, di cui sono stato relatore alla Camera, intende emendare la legge Reale-Mancino, estendendo anche a queste categorie (che sono pure condizioni ascritte all’essere umano, come l’etnia o la nazionalità) l’efficacia della norma. Una volta emendati, gli articoli 604 bis e ter del codice penale - che hanno codificato la legge citata poco fa - diverrebbero dunque non solo uno strumento in più di denuncia da parte delle vittime, ma anche un aiuto alle forze dell’ordine per perseguire e prevenire questi crimini. Come è stato più volte sottolineato anche da dirigenti OSCAD (Osservatorio della Polizia di Stato contro le discriminazioni) in Italia esiste un enorme fenomeno di under-reporting sui reati a sfondo omotransfobico, proprio perché non esiste fattispecie di reato ad hoc, dunque i dati in nostro possesso sono decisamente parziali e arrivano tutti dai casi che finiscono sulla stampa o sui social media, perché denunciati pubblicamente dalle vittime.Dunque, da un punto di vista tecnico-giuridico, la nostra volontà (nostra per indicare l’ampia volontà comune di tutte quelle forze politiche che hanno contribuito alla formulazione e all’approvazione alla Camera del testo) è quella di estendere una legge che esiste da più di 40 anni, con una giurisprudenza - anche costituzionale - consolidata, che ne ha chiarito ogni aspetto potenzialmente critico. Mi riferisco agli attacchi pretestuosi e infondati di chi definiscequesto provvedimento “liberticida”, e che ha creato nell’ultimo anno massicce campagne di fake news. Questa è una proposta di legge che poggia sul bilanciamento tra la libertà di espressione e la tutela della dignità delle persone. Il Presidente della Repubblica stesso, in occasione dell’ultima giornata internazionale contro l’omofobia, ha chiarito che “le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale costituiscono una violazione del principio di eguaglianza e ledono i diritti umani necessari a un pieno sviluppo della personalità umana”. Insomma la libertà di espressione non può mai degenerare in discriminazione o incitamento all’odio. Per essere chiari, un esempio: un prete in Chiesa sarà sempre libero di affermare che l’unica famiglia possibile può essere tra un uomo o una donna. È ovviamente una libera opinione, che non condivido, ma che deve essere tutelata. Ma una persona non può liberamente augurare il rogo alle persone omosessuali o auspicare che si riaprano i forni crematori per le persone trans, come purtroppo spesso accade soprattutto sui social. Uno stato che si definisce civile deve contrastare con tutta la sua forza questi fenomeni. C’è inoltre un ulteriore aspetto che mi preme sottolineare. Più volte nel corso di questi mesi mi è stato chiesto chi ha paura di questo ddl, e perché spesso chi si oppone ricorre a bufale, in totale malafede. Sono convinto che l’approvazione di questo provvedimento sancirebbe il posizionamento dell’Italia nell’Europa dei diritti, della libertà e della democrazia, tra Paesi come Francia, Germania, Belgio, Spagna, rompendo definitivamente ogni ammiccamento a derive sovraniste come quelle di Ungheria e Polonia. Lega e Fratelli d’Italia guardano ancora a quei modelli, che hanno creato profonde fratture all’interno dell’Unione Europea e che tutt’ora conducono campagne d’odio istituzionalizzate contro la comunità lgbt+ e contro i diritti delle donne. Questa non può diventare una battaglia ideologica o di parte, ma una battaglia per un patrimonio comune. In Francia fu la destra di Chirac ad approvare una norma contro l’omotransfobia nel 2004. Infatti non ci può essere alcun europeismo dove esiste esitazione o, peggio, opposizione ai diritti, ed è tempo per il nostro Paese di definire il suo modello di futuro, di definire la sua collocazione in un contesto europeo che proprio su questi temi si sta dividendo tra paesi avanzati e paesi arretrati. Dopo ben cinque tentativi falliti dal 1996, l’Italia non può più permettersi di perdere questa occasione di civiltà e tutelare ogni sua cittadina e suo cittadino semplicemente per chi è.