«Rispetto alla media della realtà degli istituti carcerari del Paese, quella di Sassari è una realtà di qualità » . Lo ha affermato a inizio mese il ministro della Giustizia Andrea Orlando dopo una visita di due ore effettuata in compagnia dei vertici dell’istituto. Ha potuto visitare tutti i settori, compreso il braccio che ospita il 41 bis. « È un carcere nuovo e funziona - ha spiegato Orlando - certo, ci sono problemi legati ai vuoti di organico nella dirigenza penitenziaria, ma è dotato di spazi che rispondono ad un’idea positiva dell’esecuzione penale » . Come rilevato dal guardasigilli, quella delle carenze a livello dirigenziale e di personale è la nota dolente dell’istituto. La questione riecheggia nelle testimonianze raccolte tra le rappresentanze degli operatori, a cominciare dal sindacato di polizia penitenziaria UilPa. In una nota diffusa successivamente alla visita a cui ha preso parte il ministro, si osserva: « Abbiamo avuto modo di constatare una consistente carenza di organico nei vari ruoli pari a 110 unità, vuoti che interessano anche i ruoli intermedi a cui compete il coordinamento dei servizi degli agenti. Le poche unità disponibili vengono distolte dai loro compiti principali per effettuare le videoconferenze dei detenuti al 41 bis presenti nell’istituto » . Per questo motivo il 29 novembre scorso il sindacato ha manifestato davanti alla sede del Dap per evidenziare i problemi delle carceri sarde. Secondo la UilPa il personale deve ancora fruire di 12.822 giorni di congedo ordinario, di cui 2.881 giorni relativi gli anni precedenti. Dall’inizio del 2016 si sono verificati 56 eventi critici, di cui 7 aggressioni a danno del personale e 8 tentati suicidi di detenuti che sono stati sventati grazie all’intervento tempestivo della polizia penitenziaria. Sono inoltre state effettuate 950 traduzioni e 33 piantonamenti in luogo esterno di cura che hanno interessato 1642 detenuti e l’impiego di 5061 Agenti. Numeri importanti che vanno aggiunti alla problematica del distretto: non si riesce ancora ad assegnare un direttore in ogni istituto penitenziario così come i funzionari non sono sufficienti per ricoprire le varie sedi dove necessita la loro assegnazione. Caso emblematico proprio l’istituto di Sassari dove non sono ancora stati ricoperti il coordinamento del NTP ( Nucleo Traduzioni e Piantonamenti) ed il Vice comando con i citati funzionari. “ Gli Istituti sardi – con- clude la nota della UilPa - ospitano detenuti al 41 bis, Alta sicurezza; più è alto il livello di sicurezza richiesto, più dovrebbero essere sufficienti gli organici » . Di fatto, la Sardegna, è diventata da due anni a questa parte una grande Asinara. Nei due nuovi complessi penitenziari di Sassari e Uta sono concentrati quasi tutti i detenuti del 41 bis, prima dislocati su tutto il territorio italiano. Tutto partì da una nota del Dap del febbraio del 2015 con la quale si spiegava che ' i provvedimenti di trasferimento di detenuti ex art. 41 bis nelle sezioni delle carceri di Sassari e Uta saranno adottati ai sensi delle disposizioni in materia di sicurezza pubblica, varate con la legge 15 luglio 2009, n. 94 che dispone: i detenuti sottoposti al regime speciale di detenzione devono essere ristretti all’interno di istituti a loro esclusivamente dedicati, collocati preferibilmente in aree insulari, ovvero comunque all’interno di se- zioni speciali e logisticamente separate dal resto dell’istituto e custoditi da reparti specializzati della polizia penitenziaria'. I costi complessivi, al netto del ribasso, sono stati comunque alti: 18 milioni 600.000 euro per il carcere di Uta e 16 milioni e 350.000 per quello Sassari. La vicenda della concentrazione dei detenuti del 41 bis aveva creato numerose polemiche. A parte le idee soggettive, e fortemente discutibili sulla natura del 41 bis, la proposta di concentrare i detenuti a regime speciale nelle due carceri va comunque a scontrarsi con le parole del dottor Roberto Piscitello, direttore generale dei detenuti e del trattamento presso il Dap, ascoltato nel 2014 dalla commissione straordinaria sui diritti umani, presieduta dal senatore Luigi Manconi: ' Nell’assegnazione della misura si evita l’assembramento in pochi istituti di soggetti che facciano parte della medesima associazione o di organizzazioni fra loro contrapposte. E si evita che soggetti di grande spessore criminale siano ristretti nello stesso istituto”. Ma nel frattempo sono avvenute i trasferimenti e quindi la concentrazione in pochi istituti.