«C'è un'invasione del diritto penale nelle nostre vite assolutamente ingiustificata, perché inidonea a salvaguardare i beni della comunità e dei singoli». Per l'ex presidente della Camera, Luciano Violante, prima di affrontare qualsiasi discorso sulla giustizia sarebbe necessario ridefinire il concetto stesso di reato. «Se non partiamo da questo assunto ci ritroveremo a staccare un acino dal grappolo complessivo del ragionamento su diritto, processo e pena», insiste.Presidente, da mesi il Parlamento si confronta, senza ancora trovare una sintesi, sulla riforma del processo penale. Uno dei punti più delicati riguarda la prescrizione. Che è idea si è fatto di questa discussione?La prescrizione è solo un pezzo di un ragionamento. La questione di fondo è capire cosa deve essere nel XXI secolo la "macchina penale" che è ancora uguale a quella di fine 700. Fatte salve, ovviamente, tutte le modernizzazioni, il cuore è lo stesso: raccolta delle prove, discussione, decisione, assoluzione o condanna, pena. Questo è il paradigma. Bisogna fare una seria riflessione su cosa dev'essere il processo penale. Oggi c'è un dispendio enorme di risorse umane, intellettuali e finanziarie su processi che non servono a niente.Come dovrebbe cambiare il diritto penale?Dovrebbe essere limitato ad alcune grandi questioni, lasciando tutto il resto ad altre forme di intervento: civile o amministrativo. Non possiamo costruire un diritto penale - tra l'altro ad azione obbligatoria - su un numero indefinito di illeciti e di reati. Dunque, o si opta per la discrezionalità dell'azione penale - che però è una soluzione molto contestata -, oppure si ridiscute la penalizzazione, cioè si stabiliscono i confini di ciò che va penalizzato nelle società del XXI secolo. Senza perder tempo a disquisire su ciò che andrebbe depenalizzato, sarebbe come svuotare il mare con un cucchiaino.Cosa deve essere penalizzato allora?Ciò che lede profondamente e irreversibilmente beni costituzionalmente protetti. Se selezioniamo solo una serie di fatti particolarmente rilevanti, saremo in grado di pensare in maniera diversa anche alla pena, visto che riguarderà un numero inferiore di persone. Ad oggi, invece, è necessario mettere in campo tutta una serie di misure che prevedano l'esclusione dal carcere. Nella situazione attuale, senza correzioni, bisogna costruire meccanismi di sanzione in libertà, aumentando in modo significativo i servizi di pubblica utilità.Che ne pensa della proposta del senatore Felice Casson di bloccare la prescrizione dopo la sentenza di primo grado? Non sono d'accordo. Le persone col tempo cambiano, e spostare così in avanti il termine della prescrizione, in più legandolo a un dato soggettivo e non oggettivo, non è condivisibile. Lo dico con tutto il rispetto per Felice Casson.Parte dell'opposizione però accusa il governo di voler boicottare l'emendamento per favorire i corrotti...La questione della sicurezza è terreno di costruzione di consenso politico, dunque bisogna essere capaci di spiegarsi per bene le scelte fatte, per evitare strumentalismi. Accuse di questo tipo però attengono alla propaganda, non c'è alcun ragionamento. I 5 stelle devono spiegare cosa intendono quando utilizzano certi argomenti. Per intenderci, hanno chiesto dimissioni a valanga di persone che poi sono state assolte. Questo essere subalterni a un atto giudiziario, rinunciando a una propria valutazione autonoma, è una rinuncia alle proprie responsabilità.Eppure lo scontro non riguarda solo le forze politiche. Gran parte della magistratura è favorevole a un allungamento dei termini della prescrizione. È un normale gioco delle parti?La magistratura, come qualunque altro corpo, vive positivamente tutto ciò che aumenta i propri poteri e diminuisce le proprie responsabilità. La cosa non mi stupisce, né la considero deplorevole, è assolutamente normale. L'emendamento Casson va in questa direzione. In realtà la vicenda della prescrizione somiglia alla questione dell'amnistia. Visto che le carceri scoppiano, invece di indagare le radici del fenomeno, si sceglie un provvedimento per svuotarle. In questo caso, visto che i reati si devono perseguire, si propone di allungare i termini della prescrizione per un tempo indefinito e indefinibile. Con buona pace della certezza dei diritti.È necessaria una riforma del Csm o sarebbe preferibile un'autoriforma?Auspico l'autoriforma, ma mi sembra difficile. Il meccanismo delle correnti è troppo cristallizzato. Ma credo si possano fare due o tre interventi per dare un segnale importante.Quali?Prima di tutto, fare in modo che l'Ufficio studi del Csm sia formato non da magistrati ma da personale esterno assunto tramite concorso, in modo che chi deve dare un parere non dipenda da chi lo chiede. Stesso discorso deve poi valere per segretari: devono essere esterni, altrimenti si innesca un meccanismo di carriera all'interno delle correnti. Terza questione: creare una Corte unica, separata dal Csm, che si occupi della responsabilità disciplinare di tutti i magistrati, ordinari, amministrativi, contabili.A proposito di quest'ultimo punto, nella bozza iniziale di riforma della giustizia, il ministro Orlando aveva inserito un passaggio che suonava più o meno così: "al Csm chi giudica non nomina e chi nomina non giudica". Sarebbe stata una buona soluzione di compromesso?Capisco e apprezzo molto lo sforzo di Orlando ma la mia opinione è diversa, io chiedo un organismo terzo per tutte le magistrature.