IL NUOVO PROCURATORE

Segna una svolta, l’arrivo di Marcello Viola alla guida della Procura di Milano: è il primo capo, da 50 anni, che assuma il comando senza una pregressa attività in quell’ufficio. Ieri mattina si è insediato a Palazzo di giustizia, ha giurato davanti agli altri vertici della magistratura milanese e ha parlato innanzitutto di «metodo del dialogo e del confronto interno», di un «modello partecipato di organizzazione», e ha garantito «disponibilità e volontà di condivisione delle soluzioni». Parole che hanno suscitato gli applausi della “folla” di sostituti presenti alla cerimonia. Consensi calorosi anche quando l’ex pg di Firenze si è detto sicuro di trovare «colleghi di grande bravura e professionalità». Un nuovo inizio rasserenante per una Procura scossa, negli ultimi anni, dai casi del processo Eni e dei verbali di Amara, con corollario di lacerazioni interne e conseguenze penali, a cominciare dal processo a Piecamillo Davigo iniziato proprio ieri. Nella Procura chiave della storia italiane recente, da Mani pulite in poi, il nuovo capo ha assicurato di voler investire «tutto l’impegno, il massimo di ogni sforzo possibile, con la stessa umiltà che ho sempre riservato a tutti gli uffici dove ho fin qui prestato servizio». Un pensiero anche alla terra d’origine, la Sicilia, e ai «magistrati uccisi dalla mafia», a «Rocco Chinnici e Paolo Borsellino» a cui Viola ricorda di essere stato legato da «un rapporto di particolare affettuosità».