Se proroga dev’essere, che il Comune se ne assuma la responsabilità. Il ministero della Giustizia non usa esattamente queste parole, a proposito di un rinvio dello sgombero del Palagiustizia barese, ma il senso è quello. La nota diffusa ieri recita testualmente: «Quanto ad altre istanze, sostenute da nuove perizie, giunte al ministero solo a titolo di conoscenza il 17 agosto, si ribadisce che la competenza - e la responsabilità - nel merito è del Comune di Bari che aveva emesso l’ordinanza e che, se ritiene il pericolo cessato, può revocarla.

Ma questo non dipende certo dal ministero, che non può dare alcuna apertura né copertura rispetto a un eventuale atto del genere».

Certo non è una «apertura», come puntualizza il testo licenziato dal guardasigilli Alfonsdo Bonafede. Ma neppure si tratta di una “diffida” ad accogliere la richiesta del procuratore di Bari Giuseppe Volpe. Il quale ha segnalato all’ente proprietario dell’edificio, l’Inail, le novità contenute appunto in una recente perizia, secondo cui il rischio per la stabilità del Tribunale si sarebbe ridotto grazie allo spostamento degli arredi più pesanti al livello delle fondamenta. Come il capo dei pm baresi ha spiegato anche in un’intervista al Dubbio di martedì scorso, la competenza è in effetti del Comune, che ha emanato a maggio l’ordinanza di sgombero, da eseguire entro il 31 agosto. Adesso via Arenula dice chiaro e tondo che la difficilissima scelta resta tutta sulle spalle del sindaco di Bari, Antonio Decaro.

Il primo cittadino due giorni fa aveva chiesto al ministro di convocare un tavolo a Roma «per valutare insieme». Ma dovrà scegliere da solo se lasciare, come chiesto da Volpe, i magistrati della Procura di Bari nel Palazzo dichiarato inagibile. Nella sede a loro destinata, in via Brigata Regina, entrerebbe solo una parte dei pm e degli amministrativi. «Saremmo costretti a fermare gran parte delle indagini», come ribadito dai magistrati di Bari nell’assemblea di mercoledì e, ancora ieri, da una nota del presidente nazionale dell’Anm, Francesco Minisci: «Una soluzione va trovata in tempi rapidissimi o si favorisce la criminalità», ha detto. Il ministero ricorda di fare «tutto quanto in proprio potere» e che l’obiettivo «oltre ad assicurare al meglio la ripresa dell’attività giudiziaria, è anche quello di tutelare l’incolumità del personale amministrativo e dei magistrati che ancora lavorano nell’immobile di via Nazariantz». Perciò gli sforzi sono tutti «concentrati nel portare a termine il rilascio dell’immobile». Sulla proroga tocca al solo Decaro.