Durante una delle ultime udienze del processo “Reset”, l’imputato Denny Romano, coinvolto nell'inchiesta della Dda di Catanzaro contro i clan della 'ndrangheta, ha rilasciato dichiarazioni spontanee che hanno suscitato preoccupazione riguardo alle sue condizioni di salute. Il giovane detenuto di Cosenza, in attesa di processo e attualmente ristretto presso il carcere di Rebibbia, ha denunciato la grave situazione che sta vivendo, evidenziando come da tre anni non riceva le necessarie cure mediche nonostante le ripetute sollecitazioni del tribunale di Cosenza.

«Mi preme far presente a questa Corte che la situazione è ormai al collasso da troppo tempo», ha esordito Romano, lamentando l'insensatezza delle risposte ricevute sia dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria che dal dirigente sanitario dell'istituto penitenziario, che avrebbero dichiarato che “Romano è compatibile con il carcere”. Ma, secondo l’imputato, «se sto aspettando da tre anni innumerevoli visite, come posso essere costantemente seguito?».

Romano ha esposto con dettagli precisi il lungo calvario a cui è sottoposto, ricordando che nel luglio del 2023 era stata richiesta una Tac urgente, ma che l’esame non è mai stato eseguito. «Sono tre anni che aspetto, nonostante il sollecito», ha aggiunto, citando anche la prescrizione di esami delle marche tumorali e altre visite che non sono mai avvenute. Ha anche evidenziato come a seguito di un colpo ricevuto al capo, non sia stata effettuata nessuna visita neurologica né Tac. Inoltre, l’imputato ha denunciato il suo progressivo stato di indebolimento fisico, parlando di una perdita di peso preoccupante, che lo ha portato a scendere da 70 kg a 55 kg. Romano ha affermato che nonostante la diagnosi di un tumore nella zona pubica, non sono stati fatti né i test necessari né le visite specialistiche richieste. La sua unica richiesta è quella di essere curato, «come una persona umana», ha concluso, chiedendo esplicitamente alla Corte di adoperarsi per il suo trasferimento in un altro carcere dove possa ricevere le necessarie cure mediche.

Il difensore di Romano, l’avvocato Antonio Quintieri, ha inviato il 7 maggio scorso una nota ufficiale al tribunale di Cosenza in cui ribadisce la gravità della situazione sanitaria del suo assistito. L'avvocato ha sottolineato che, nonostante le ordinanze e le segnalazioni fatte dallo stesso tribunale, Romano non ha ricevuto le cure necessarie. «Nonostante gli sia stato diagnosticato un tumore nella zona pubica, non è stato sottoposto ad alcun esame necessario, né a una biopsia», ha scritto il legale, sottolineando anche il fatto che le problematiche neurologiche e dermatologiche non siano mai state adeguatamente trattate.

L'avvocato ha inoltre richiesto che vengano sollecitati il Dap e l'area sanitaria di Rebibbia per una valutazione della compatibilità medica del detenuto con la struttura carceraria. «Tale lamento non è strumentale», ha concluso il difensore, «ma chiede il rispetto dell’irrinunciabile diritto alla salute del detenuto».

L’ultimo provvedimento del tribunale di Cosenza non ha sortito ancora alcun effetto. I giudici Ciarcia, Granata e Vigna, anche in udienza hanno sollecitato la casa circondariale romana ma ad oggi nulla è stato fatto. La difesa, intanto, ha nominato un medico privato per consentire a Denny Romano di essere visitato al fine di avere a disposizione un quadro clinico completo. Nel frattempo, l’imputato, come forma di protesta, ha deciso di non partecipare alle sedute processuali di “Reset” che si svolgono nell’aula bunker di Castrovillari.