Giustizia più performante? Tribunali e Procure come aziende? A pochi giorni dalle colonne d'Ercole del 4 dicembre è difficile parlare di riforme del genere. In un'intervista pubblicata ieri da Repubblica lo stesso guardasigilli Andrea Orlando rispedisce al mittente la logica dell'Economist, secondo cui sarebbe meglio lasciar perdere il riassetto costituzionale e dedicarsi riformare il processo. «E secondo l'Economist, un'eventuale vittoria del No farebbe aumentare la possibilità di approvazione di quelle riforme? », è la risposta retorica del ministro sullo stallo dei ddl per il civile il penale. «Semmai» il No «rischia di trascinare nel nulla anche le riforme in corso d'opera». Nonostante il clima da armageddon che sembra subordinare ogni sviluppo all'esito del referendum, c'è un'idea che sembra rafforzarsi, a proposito di efficienza nei tribunali: l'esigenza di "managerialità". È in fondo l'idea di cui spesso in questi due anni e mezzo proprio Orlando ha discusso con la magistratura, in particolare a proposito dei criteri per la scelta dei capi degli uffici e della necessità di privilegiare le capacità organizzative. Una spinta che va persino oltre quest'impostazione arriva ora da Confimprenditori: l'associazione presieduta da Stefano Ruvolo che mette insieme imprese medio-piccole e professionisti ha diffuso un report del proprio centro studi intitolato "La giustizia civile e i danni".Prima vi si elencano le ultime statistiche del World Justice Project e di Doing business, che confermano il ritardo ancora da colmare, per l'Italia, quanto a tempi di definizione dei giudizi. Fino alle raccomandazioni finali, in cui si legge: «Promuovere una riorganizzazione della struttura degli uffici giudiziari, da ottenersi, se necessario, anche con l'inserimento di figure manageriali scelte dagli operatori di giustizia in loco attraverso una selezione professionale, che contribuiscano a velocizzare le procedure interne agli uffici e ne riducano i costi, liberando altresì il tempo a disposizione dei magistrati». Non solo. «Per generalizzare tali comportamenti virtuosi è necessario, pur garantendo la massima indipendenza della magistratura, valorizzare la performance dei giudici anche in termini di efficienza e produttività». E quindi, «nel giudicare la performance, al fine dei passaggi di carriera a posizioni direttive o che comunque comportino responsabilità di uffici, il Csm deve necessariamente avvalersi di tecnici specializzati nella valutazione delle risorse umane».L'idea potrebbe non suonare del tutto irragionevole a Orlando. Certo un progetto simile non sembra dietro l'angolo: l'Anm e lo stesso Csm hanno finora espresso dissenso anche sul riconoscimento dei diritto di voto agli avvocati nei Consigli giudiziari, in particolare nelle valutazioni di professionalità dei magistrati. Difficile immaginare che possa essere accolta con favore l'idea di far valutare i giudici ad esperti di selezione aziendale. Eppure un segnale come quello inviato da Confimprenditori ricorda quanto sia diffusa l'attesa per un sistema giustizia non troppo estraneo al modello manageriale introdotto per esempio nelle Asl. E per quanto lontano sembri ora lo scenario, non si può escludere che qualche passo nella direzione indicata venga accennato in futuro. A prescindere da come finirà il referendum.