Il caso segnalato dal Dubbio arriva in Senato: Pillon e i parlamentari del Gruppo Cal presentano due interrogazioni alla guardasigilli. «A rischio le garanzie difensive »

Sono state presentate al Ministro della Giustizia Marta Cartabia due interrogazioni parlamentari in Senato sul caso sollevato su questo giornale lo scorso 17 maggio.

Gli interroganti sono il senatore della Lega Simone Pillon e i senatori del Gruppo Cal ( Costituzione, Ambiente, Lavoro) Elio Lannutti, Luisa Angrisani e Margherita Corrado. Oggetto degli atti di sindacato ispettivo il nostro articolo, appunto, dal titolo “Così il tribunale ci ha negato il diritto di difesa in presenza”.

In esso avevamo dato notizia della protesta di due avvocati che hanno lamentato, nell’ambito di un giudizio civile dinanzi al Tribunale di Roma, la mancata fissazione dell’udienza in presenza sebbene fosse stata richiesta al giudice più volte.

I due legali - Roberto Di Napoli e Alessandro Martini - hanno anche inoltrato al Presidente della sezione e successivamente, affinché ne avesse contezza, al presidente del Tribunale di Roma, la legittima richiesta della loro presenza in aula.

Come riportato da Pillon «i magistrati interpellati, ad eccezione del presidente del Tribunale, che allo stato non si è ancora espresso, hanno rigettato la richiesta, il primo motivandolo “con esigenze di ruolo”, il secondo “per carenza di organico” e comunque tema afferente “alla discrezionalità del giudice”».

Per il senatore del Carroccio «le motivazioni che portano un avvocato a richiedere che l’udienza si svolga in presenza sono scelte difensive che non possono essere motivate dalla discrezionalità e valutazione del magistrato, tanto da compromettere il diritto fondamentale ed unico al contraddittorio insito nel diritto di difesa costituzionalmente riconosciuto e garantito». Mentre gli altri interroganti ricordano che «con provvedimento emesso da altro magistrato dello stesso Tribunale, sezione XVII civile, è stata rigettata analoga istanza di fissazione dell’udienza in presenza, in luogo di quella con trattazione scritta. Nello stesso Tribunale, sezione VII civile, è stata, poi, disattesa l’istanza, presentata dalla parte, di fissazione, in videocollegamento, dell’udienza del 24 marzo 2022 che il giudice aveva disposto con “trattazione scritta”. Anche in quest’ultimo caso, la parte aveva rappresentato l’esigenza di un contraddittorio “simultaneo”». Dato questo quadro, «è fondato il timore - scrivono i tre del gruppo Cal - che, anche in futuro, una volta entrata in vigore la riforma del processo civile, l’opposizione proposta dalla parte alla modalità cartolare dell’udienza sia valutata discrezionalmente dal magistrato e si possa, di fatto, impedire l’udienza con la partecipazione personale della parte e del difensore dinanzi al giudice e alla controparte”. Queste le ragioni per cui i parlamentari chiedonono, come il senatore Pillon, «di sapere se il Ministro intenda promuovere iniziative di propria competenza attribuitegli dall’ordinamento al fine di verificare la conformità alla legge vigente del rigetto delle istanze di udienza in presenza o in videocollegamento e al fine di impedire che possa essere leso il diritto della parte al contraddittorio pieno e immediato qualora ritenuto opportuno dalla difesa».