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bologna
Sette minuti a udienza, per un totale di 70 processi fissati allo stesso orario. È questa la soluzione individuata dal giudice della seconda sezione penale del Tribunale di Bologna, Mazzino Barbens, e contenuta in una comunicazione inviata giovedì all’Ordine degli avvocati. Una soluzione estrema, che ora sta creando non poco subbuglio nel mondo forense bolognese. «Per la mia udienza penale di lunedì prossimo 14 febbraio la Procura ha fissato per citazione diretta quasi 70 processi, diversi ad ore 9, e tanti di più ad ore 11. Poiché occorre chiaramente scaglionare gli orari - si legge nella comunicazione -, ho rideterminato gli orari di ciascun processo per evitare agli Avvocati di attendere inutilmente per delle ore. Inoltre il numero di processi costringe a dedicare non più di 7 minuti al massimo (sic) a processo, in quanto già dedicandone 10 occorrerebbero 700 minuti complessivi il che equivale a 11 ore circa e ciò non è possibile». Da qui l’invito agli avvocati a controllare sul sito del Tribunale gli orari e quello al giudice «di limitare la trattazione dei processi a quelle questioni che consentano di non oltrepassare tale limite di tempo di massimo 7 minuti». Per la presidente dell’Ordine, Elisabetta d’Errico, la vicenda rappresenta la cartina tornasole di «una situazione molto grave del sistema giustizia». Se da un lato la lettera «dimostra grande spirito di collaborazione del giudice», ha dichiarato al Resto del Carlino, dall’altro quel “sic” evidenzia anche «il grande imbarazzo. Certo, il tempo massimo di sette minuti allarma parecchio ma allo stesso tempo Barbensi spiega che i processi più lunghi saranno rinviati». Una situazione non nuova, però, che testimonia l’urgenza di organizzare i ruoli in maniera più adeguata «e non metterne 70 in un giorno. Questa è anche la gestione del presidente del tribunale, il quale ha aumentato il numero dei processi a ruolo per abbattere l’arretrato. E ciò a discapito della qualità». Per Roberto D’Errico, presidente della Camera penale, «bisogna capire se le parole del giudice Barbensi siano una provocazione o una precisa scelta organizzativa. Dal tribunale ci assicurano che questa carica di processi sarebbe a termine, lo speriamo tutti». Il fatto di imporre un limite di tempo «non va bene – ha evidenziato –, è offensiva e contraria alle dinamiche processuali. Comprendiamo che la situazione della giustizia è grave, ma rigettiamo la scelta dei sette minuti. Equivale a dire che i processi sono tutti uguali. Confidiamo, come ci è stato detto, che la dinamica è ormai in fase di esaurimento».La problematica era già stata evidenziata dal presidente della Corte d’Appello, Oliviero Drigani, il giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, rimarcando la carenza di magistrati: su una pianta organica composta da 51 toghe ne mancano 10. «L’intero distretto giudiziario soffre di oggettiva inadeguatezza degli organici. Spero – evidenziò – che queste considerazioni vengano raccolte dal ceto politico, perché il servizio giustizia non è una partita che si gioca negli spogliatoi», bensì «un servizio della collettività come lo è la sanità e l’istruzione».