La discussione sul testo di riforma del regolamento interno dell'Organo di autogoverno della magistratura si sta rivelando alquanto tormentata. Fra emendamenti e sub emendamenti siamo ormai arrivati a quota cento.Un numero che neppure i più pessimisti avrebbero potuto prevedere. Soprattutto perché su questo testo, relatori il togato Ercole Aprile e il laico Renato Balduzzi, i lavori in seconda Commissione si sono protratti oltre un anno e tutto faceva pensare che, alla fine, fosse stato raggiunto un punto di equilibrio fra le varie "anime" della magistratura. Negli anni il regolamento interno è stato oggetto di varie modifiche. Le ultime risalgono al 2013.L'attuale consiliatura ha deciso, però, che era giunta l'ora di porre mano in maniera molto più incisiva all'articolato, optando per una sua riscrittura completa. Forse un effetto della rottamazione renziana che spinge al cambiamento anche dove non ci sarebbe il bisogno. Ma tant'è.Un impegno oneroso che da questa settimana ha, di fatto, bloccato tutte le attività del Plenum. A partire dalle nomine dei direttivi e semi direttivi.Inizialmente la conclusione dei lavori era in programma per la giornata di ieri. Con la votazione finale sugli emendamenti. Ma, come detto, il loro numero particolarmente elevato ha mandato a monte tutto. Oggi doveva esserci la partecipazione del Capo dello Stato Sergio Mattarella a Palazzo dei Marescialli per l'approvazione conclusiva. Che, a questo punto, è rinviata a data da destinarsi.A far saltare gli schemi è stato l'ostruzionismo dei laici di centrodestra Casellati, Leone e Zanettin, unitamente ai togati del gruppo di Magistratura indipendente Forteleoni, Galoppi e Pontecorvo che sui loro emendamenti hanno deciso di non fare un passo indietro.In un comunicato, diramato ieri pomeriggio, dal significativo titolo «le nostre proposte per la trasparenza», i togati di Mi scrivono che questi emendamenti «puntano a rendere più trasparente l'organo di autogoverno della magistratura». In particolare, «con l'introduzione della pubblicità delle sedute delle Commissioni su richiesta di un componente» e con la modifica delle cosiddette nomine a pacchetto. «Invece di una votazione in gruppo dei candidati, una votazione per singoli candidati - proseguono - in modo da ridurre considerevolmente il peso delle correnti. Inoltre, nel caso in cui in plenum non si raggiunga la maggioranza, si preveda il ritorno in Commissione per la scelta di candidati alternativi e non con la nomina di altri candidati direttamente in assemblea plenaria, con l'indicazione solo ex post delle motivazioni». Una proposta che nelle intenzione dei firmatari di questo emendamento sarebbe «molto più coerente con un sistema meritocratico».Oltre alla discussione sul regolamento interno del Csm, la giornata di ieri si è caratterizzata per l'audizione di una rappresentanza della Giunta esecutiva centrale dell'Anm da parte della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati.Argomento sul tappeto il decreto legge che proroga di un anno l'età della pensione per i vertici della Corte di Cassazione, accorcia il periodo del tirocinio per i magistrati vincitori del concorso e allunga i tempi di permanenza in una sede prima di poter chiedere il trasferimento. Provvedimenti che, per l'Anm, hanno provocato «disorientamento e sconcerto che tra i magistrati». La soluzione proposta per risolvere il problema delle carenze organiche è, invece, quella di «velocizzare le procedure di reclutamento dei nuovi magistrati».Infine una curiosità: il giudice Carla Romana Ranieri, dopo la breve e travagliata esperienza al comune di Roma come capo di gabinetto del sindaco Virginia Raggi, tornerà al suo ufficio in Corte d'Appello a Milano. Ieri è arrivato il via libera.