Suona il campanello del portone d’ingresso del carcere trevisano di Santa Bona verso le 17 di sabato pomeriggio come se fosse un normale cittadino, ma era il ministro della Giustizia Orlando. Si è trattata di una visita a sorpresa da parte del guardasigilli per constatare di persona la condizione dell’istituto penitenziario. L’iniziativa rientra in una serie di attività che Andrea Orlando sta compiendo regolarmente quando va in visita nelle province italiane e così il ministro ha sfruttato gli incontri che aveva in programma a Padova e a Mestre per visitare il carcere di Treviso. «Ho fatto una visita senza preavviso alla casa circondariale», ha spiegato il ministro Orlando con un post sul suo profilo Facebook, «ho sempre preferito visitare i nostri istituti penitenziari senza prima avvisare. Credo che sia il modo migliore per rendersi conto dei problemi, evitare l’ufficialità, poter scambiare alcune opinioni con gli uomini e le donne della polizia penitenziaria e dell’amministrazione, per comprendere meglio le condizioni di lavoro e detenzione». Una visita imprevista durata 45 minuti che nella casa non si trovava il comandante della polizia penitenziaria Andrea Zema, impegnato in un convegno a Verona, ma ad accoglierlo era presente comunque il direttore della casa circondariale Francesco Massimo. «Il numero dei detenuti è compatibile con il numero di posti regolamentari», ha commentato il ministro all’uscita dalla visita, «tuttavia non si può dire che sia una situazione di eccellenza, ma certamente accettabile». La struttura dell’istituto risale agli anni 40, all’interno del carcere ci sono due campi sportivi, quattro palestre, cinque aule, due biblioteche, un locale di culto, un laboratorio e una officina. Su 180 ospiti sono 120 coloro che sono impegnati in attività scolastiche, vige anche il progetto “Bambini con il sorriso' dove i detenuti incontrano i figli minori di anni 12 nella sala colloqui attrezzata a ludoteca nel periodo invernale, mentre in estate viene svolto nello spazio attrezzato come Area Verde. Per quanto riguarda l’attività lavorativa, ci sono i laboratori occupazionali gestiti da ' Alternativa Ambiente Cooperativa Sociale'. Non mancano le attività teatrali come il corso di teatro gestito dalla C. P. I. A. Manzi e Fondazione Benetton, le attività sportive e quelle culturali come il “gruppo violenza di genere”.

Il ministro Orlando ha aggiunto, sempre su facebook, che per quanto riguarda il carcere di Treviso, «alcuni interventi, in particolar modo di edilizia, devono essere ancora attenzionati e che in questi anni abbiamo lavorato per cambiare il sistema penitenziario. Abbiamo realizzato il riallineamento delle carriere atteso da anni. Affrontato e superato la condanna della Cedu, ridotto il sovraffollamento. Le condizioni del carcere sono migliorate, anche se resta ancora molto da fare. A brevissimo questo percorso troverà compimento con l’approvazione dei decreti che contengono la riforma dell’ordinamento penitenziario. Anche nella legge di bicircondariale lancio e nel decreto fiscale abbiamo previsto molte novità, a partire dal rafforzamento degli organici».

Intanto, a proposito dell’ approvazione dei decreti per l’attuazione della riforma penitenziaria, l’iter va ancora avanti. Continua a passo spedito l’esame dei testi da parte dell’ufficio del Garante nazionale dei detenuti, composto da Emilia Rossi e Daniela de Robert e presieduto da Mauro Palma. Venerdì scorso, il Garante ha inviato al ministro della Giustizia il proprio parere articolato e dettagliato sulla parte relativa al tema delle misure alternative alla detenzione e del volontariato. Mauro Palma ha espresso apprezzamento per l’impianto delle proposte e, in particolare, dei principi e criteri direttivi in essa contenuti, volti ad ampliare l’accesso alle misure alternative e a configurarle come sistema coerente chiaramente rivolto «al percorso di reinserimento sociale e non alla mera diminuzione dell’afflizione detentiva». Nel testo del parere il Garante nazionale ha inoltre sviluppato alcune riflessioni di ordine concettuale e teorico sul modello di esecuzione penale e di finalità della pena che emerge dal complesso delle norme proposte, modello su cui auspica si sviluppi un dibattito nella fase attuativa della riforma. Ora il Garante resta in attesa dell’ultima parte dei testi relativa alle misure di sicurezza.

La prima fase dell’iter si può dire conclusa, questo grazie anche alla pressione esercitata da Rita Bernardini della presidenza del Partito radicale e da Deborah Cianfanelli, presidente del Comitato radicale per la Giustizia “Pietro Calamandrei”, attraverso lo sciopero della fame durato 30 giorni. Il quadro è da considerasi positivo, tuttavia, Bernardini e Cianfanelli invitano a non abbassare la guardia, appellandosi anche agli 11mila detenuti che le hanno sostenute con il Satyagraha, perché non è ancora finita. Ora manca tutta la seconda fase la quale prevede il vaglio dei decreti da parte del Consiglio dei ministri che, finora, ancora non risultano all’ordine del giorno. Il Consiglio dovrà dare l’ok e trasmetterli alle commissioni Giustizia del Senato e della Camera. Ci sarà, quindi, un ulteriore parere per poi ritrasmetterli al Consiglio che non dovrà fare altro che dare l’approvazione definitiva. Una corsa, quindi, contro il tempo visto che siamo quasi a fine legislatura.