Carceri vuote, omicidi del coniuge puniti con tre, massimo quattro anni di galera e boom di prescrizioni in appello. Sono i tre cavalli di battaglia di Piercamillo Davigo, i tre grandi classici che l'ex pm di mani pulite - nonché attuale consigliere togato del Csm e attualissimo presidente della II Sezione Penale presso la Corte suprema di cassazione - sfodera tutte le volte che appare in tv per un (raro) contraddittorio o un (molto meno raro) monologo. Ma è davvero così? Il Dubbio si è preso la briga di verificare se le sue dichiarazioni sono corrette e fondate. Beh, non tutto quello che dice corrisponde alla realtà.
  1. CARCERI VUOTE? Secondo Davigo i nostri istituti di pena sono vuoti. Attualmente ci sono 60.971 detenuti, quando le carceri italiane ne possono ospitare 50.692. Quindi sono ben 10mila e 279 i detenuti in più. In alcune carceri si arriva a un sovraffollamento del 214%. Altro dato che sfata il luogo comune che i condannati non vanno in carcere per condanne brevi è che al 13 gennaio risultano 23.024 detenuti che stanno scontando una pena inferiore ai tre anni. Altro dato che colpisce è la presenza di ben 1572 persone condannate ad una pena inferiore ad un anno. Sono 3.206, invece, le persone che hanno una pena inflitta da uno a due anni. Resta il dato oggettivo che attualmente ci sono più di 23mila persone candidate ad una misura alternativa, ma nonostante ciò rimangono dentro. Secondo recenti dati elaborati dall’associazione Antigone, il 35% dei detenuti ha un’imputazione per violazione della legge sulle droghe che, in alcuni casi, si somma ad altri reati. Il 55% è in carcere per reati contro il patrimonio. Il 40,5% per reati contro la persona. Ma oltre uno su tre (31,5%) è in carcere in custodia cautelare, senza una condanna definitiva. Un dato in decrescita rispetto a un anno fa, quando la percentuale era al 33,5%. Ma ancora troppo alto: nell’area della Ue solo Belgio e Danimarca hanno percentuali più alte.
  2. LA GRAN PARTE DELLE PRESCRIZIONI SI CONSUMANO IN APPELLO Il consigliere Davigo ha più volte affermato che dopo il processo la gran parte delle prescrizioni si consumano in appello In realtà, secondo gli ultimi dati disponibili, elaborati quando a via Arenula sedeva Andrea Orlando, la prescrizione matura nell 62% circa dei casi durante la fase delle indagini preliminari. Cioè nella fase il cui il pm è il padrone assoluto del fascicolo. Nel 18% circa matura durante il primo grado di giudizio, in un altro 18% in appello .Solo per l'1% dei casi la prescrizione matura in Cassazione. I dati ministeriali (l'attuale ministro Alfonso Bonafede, pur sollecitato dalle Camere penali, non ha ancora fornito i dati aggiornati) dimostrano quindi che il blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado è perfettamente inutile, non riguardando minimamente la fase, quelle appunto delle indagini preliminari, dove matura la stragrande maggioranza delle prescrizioni."Le modifiche introdotte in tema di sospensione della prescrizione non appaiono idonee ad incidere sul funzionamento del processo penale accellerandone la conclusione, non contenendo alcuna previsione in tal senso. A sistema giudiziario invariato, non può non escludersi che i gradi di giudizio successivi al primo, all'esito del quale interverrà la causa di sospensione della prescrizione, si svolgano più lentamente che in passato, venendo meno un dei principali fattori che determinano, di norma, un'accellerazione dei tempi di definizione dei processi, legato al pericolo di prescrizione del reato sub iudice". E poi: "Il rischio di un efffettivo allungamento dei processi all'esito di detta modifica avrà certamente importanti ricadute sulla posizione delle vittime di reato e degli imputati. Rispetto a primi la domanda di giustizia rischierebbe di trovare definitica soddisfazione solo dopo il decorso di molti anni dal fatto. Rispetto agli imputati si deve assicura la ragionevole durata del processo (art. 111 Cost.) e scongiurare che su di loro possano essere riversate le inefficenze del sistema, come accadrebbe se si giungesse a concepire in processo tendenzialmente illimitato". Chi lo ha scritto? Le Camere penali o qualche garantista ancora a piede libero? No, il  Csm, di cui fa parte Davigo, nel parere alla riforma del blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado fortemente voluto da Bonadede. Più chiaro di così.
  3. OMICIDI PUNITI CON PENE DETENTIVE "RIDICOLE"? Piercamillo Davigo ha più volte dichiarato che chi “sopprime” il coniuge, grazie ad un serie di meccanismi processuali e alla concessione delle attenuanti, ottiene una condanna a 3 anni, da scontarsi peraltro in misure alternative alla detenzione. In un video risalente a qualche anno fa, ma divenuto virale nei giorni scorsi, Davigo spiegava che “in Italia il divorzio dura più della pena per l'omicidio del coniuge”.  Codice alla mano, abbiamo verificato se quanto affermato da Davigo corrisponda al vero. Una premessa: i seguenti conteggi sono stati fatti con le norme in vigore fino allo scorso anno. Con le modifiche introdotte nel 2019, non è più possibile chiedere il rito abbreviato (quindi lo “sconto” di un terzo della pena) per i reati, come l’omicidio, puniti con l’ergastolo. Pena di partenza per l’omicidio volontario, ergastolo. Attenuanti generiche prevalenti, 14 anni. Rito abbreviato, 9 anni e 4 mesi. In caso di risarcimento. Pena di partenza, 30 anni. Attenuanti generiche prevalenti, 14 anni. Risarcimento, 9 anni e 4 mesi. Rito abbreviato, 6 anni, 2 mesi e 20 giorni. Questo, ovviamente, sulla carta. Difficile, a parte quanto raccontato da Davigo, trovare un giudice che dia all’assassino le attenuanti nella loro estensione massima. Attualmente, abolito l’abbreviato per i reati puntiti con l’ergastolo ed eliminata la possibilità di dare prevalenza alle attenuanti sulle aggravanti, la situazione è invece molto diversa. Pena di partenza, ergastolo. Equivalenza fra attenuanti ed aggravanti, 21 anni. In caso di risarcimento, si può arrivare a 14 anni. Sempre sulla carta. Molto lontano, quindi, da quanto affermato da Davigo.
a cura di: Damiano Aliprandi Giovanni M.Jacobazzi Davide Varì   Il CONFRONTO TV TRA PIERCAMILLO DAVIGO E IL PRESIDENTE DELLE CAMERE PENALI GIAN DOMENICO CAIZZA [embed]https://www.youtube.com/watch?v=9B8TH8nAys0[/embed]