Negli ultimi giorni, le carceri italiane sono state teatro di tragici eventi che hanno evidenziato la situazione critica in cui versano tali istituti. La morte di un detenuto per impiccagione nel carcere di Pescara e un altro grave episodio di un detenuto di 35 anni recluso per piccolo spaccio stupefacenti, che ha dato fuoco alla propria cella nel carcere di Terni morendo intossicato dal fumo, hanno sollevato nuovamente l'allarme riguardante le condizioni dei penitenziari.

La notizia del suicidio di un detenuto italiano di 41 anni, originario di Avezzano, nel carcere di Pescara – dove qualche giorno prima un detenuto si è dato fuoco e ora è ancora in condizioni gravi - ha scosso gli stessi sindacati di polizia penitenziaria. Il personale ha reagito prontamente all'allarme, ma nonostante i tentativi di rianimazione da parte del medico e degli operatori del 118, non è stato possibile salvare la vita del recluso. La tragica morte ha scatenato una protesta tra i detenuti, che hanno rifiutato di rientrare nelle proprie celle, temendo una possibile rivolta. L'intervento delle forze dell'ordine esterne al carcere è stato necessario per presidiare l'area e garantire la sicurezza. La situazione all'interno del carcere di Pescara è stata descritta come “decisamente tesa” dal coordinatore regionale per l'Abruzzo della Fp Cgil Polizia Penitenziaria, Gino Ciampa. Secondo Ciampa, il personale penitenziario è stremato e il carcere affronta un sovraffollamento del 131%, con una mancanza di oltre il 30% delle unità di polizia penitenziaria previste. Nonostante le rappresentazioni fatte ai vertici politici e istituzionali, nessuna soluzione è stata trovata e la situazione sta sfuggendo di mano.

Anche il sindacato Nazionale Fp Cgil Polizia Penitenziaria ha espresso preoccupazione per le condizioni di lavoro all'interno delle carceri italiane. Mirko Manna, membro del sindacato, ha sottolineato che le continue aggressioni ai poliziotti penitenziari e gli atti di autolesionismo dei detenuti rendono il lavoro all'interno degli istituti penitenziari estremamente difficile. Manna ha chiesto interventi immediati da parte del governo e ha sollecitato incontri istituzionali per affrontare la situazione. La morte di un detenuto straniero con problemi psichiatrici nel carcere di Terni ha ulteriormente evidenziato le criticità del sistema penitenziario italiano. Secondo il sindacato di polizia penitenziaria Sappe, si tratta di un'altra “tragedia annunciata” e una “sconfitta per lo Stato”.

Il detenuto aveva dato fuoco alla propria cella e nonostante gli sforzi del personale penitenziario, che ha risposto prontamente all'incidente, il fuoco si è propagato rapidamente, creando un denso fumo nero. I poliziotti presenti e quelli arrivati in rinforzo hanno fatto il possibile per intervenire, mettendo a rischio la propria incolumità, ma purtroppo non sono riusciti a salvare la vita del detenuto. Il caso è stato descritto come un altro episodio tragico e un segnale della grave situazione che si vive all'interno delle carceri italiane.

La situazione penitenziaria è caratterizzata da diverse criticità. Una delle principali è il sovraffollamento, che comporta un peggioramento delle infrastrutture e una carenza di personale penitenziario. Secondo Marielisa Serone D'Alò, responsabile diritti e pari opportunità del Partito Democratico in Abruzzo, e Daniele Marinelli, responsabile organizzazione del Partito Democratico nella stessa regione, il sovraffollamento rappresenta un grave problema che aggrava ulteriormente le difficoltà delle persone detenute, soprattutto di coloro che necessitano di assistenza sanitaria o che presentano fragilità mentali. È necessario affrontare il problema del sovraffollamento, garantire un'adeguata assistenza sanitaria e psicologica ai detenuti e migliorare le condizioni di lavoro del personale penitenziario. Questi interventi richiedono una riflessione profonda sulla funzione stessa della pena. Per quanto riguarda il sovraffollamento, è indispensabile adottare misure volte a ridurre il numero di detenuti, come ad esempio l'implementazione di alternative alla detenzione per reati non violenti e la promozione di politiche di reinserimento sociale.

L'assistenza sanitaria e psicologica rappresenta un altro aspetto cruciale. È fondamentale garantire l'accesso a cure mediche adeguate per tutti i detenuti, compresi quelli con problemi psichiatrici. Ciò implica la presenza di personale medico qualificato e la disponibilità di strutture adeguate per la diagnosi e il trattamento di disturbi mentali. Inoltre, è importante fornire supporto psicologico ai detenuti, offrendo servizi di counseling e terapia per affrontare i traumi e le difficoltà emotive che possono sorgere durante la detenzione. L'appello per provvedimenti urgenti e efficaci viene sollevato da Rita Bernardini, membro dell'associazione Nessuno Tocchi Caino, che si batte per i diritti umani. Bernardini sottolinea che la situazione attuale rischia di diventare veramente ingovernabile. Il sovraffollamento delle carceri è uno dei principali problemi che deve essere affrontato. Le proposte per affrontare questo tema sono già state avanzate- basti ricordare la proposta di legge del deputato Roberto Giachetti di Italia Viva -, ma ci si chiede dove siano i responsabili di questa situazione critica. I dati allarmanti provenienti dal rapporto dell'associazione Antigone mettono in luce questa “mattanza” che sta affliggendo il sistema penitenziario italiano. Nei primi mesi del 2023, sono stati registrati 23 suicidi in carcere (ma da aggiornare con l’ultimo suicidio di queste ore), mentre l'anno precedente ha visto il triste primato di più suicidi in carcere di sempre, con un totale di 85 persone che si sono tolte la vita.

Queste cifre sono sconcertanti: nel corso del 2022, più di una persona ogni quattro giorni ha deciso di mettere fine alla propria vita all'interno di un istituto penitenziario. Cinque dei suicidi sono avvenuti nel solo carcere di Foggia. I suicidi in carcere si verificano circa 23 volte più frequentemente rispetto ai suicidi avvenuti fuori dalle mura delle prigioni. Analizzando ulteriormente i dati, emerge che delle 85 persone che si sono suicidate nel 2022, 5 erano donne. Tra le persone straniere, ben 36 hanno deciso di togliersi la vita, di cui 20 erano senza fissa dimora. L'età media delle vittime era di 40 anni, con il più giovane dei suicidi registrato a soli 20 anni e il più anziano a 71 anni. Preoccupante è il fatto che la maggior parte di queste persone ( 50, quasi il 60%) ha compiuto l'atto estremo nei primi sei mesi di detenzione. In particolare, 21 suicidi sono avvenuti nei primi tre mesi, 16 nei primi dieci giorni e 10 addirittura entro le prime 24 ore dall'arrivo in carcere. Il rapporto di Antigone rivela anche un dato inquietante: delle 85 persone decedute per suicidio nel 2022, 28 avevano già fatto almeno un tentativo di suicidio in precedenza, con 7 di loro che avevano addirittura tentato il suicidio più di una volta. Inoltre, in 68 casi su 85 (pari all' 80%), queste persone erano coinvolte in altri eventi critici. Vale anche la pena notare che 24 di loro erano state sottoposte alla misura della “grande sorveglianza” e di queste, 19 lo erano ancora al momento del tragico gesto. Antigone ricorda che recentemente due detenuti hanno perso la vita nel carcere di Augusta a causa di uno sciopero della fame, rispettivamente dopo 41 e 60 giorni di digiuno. È allarmante constatare che ogni giorno circa 30 detenuti sono in sciopero della fame, che è diventata una delle forme di protesta più utilizzate nelle carceri, talvolta accompagnata anche dallo sciopero della terapia.