Sono stati rimossi dallincarico il direttore e il comandante della Polizia penitenziaria del carcere torinese "Lorusso e Cutugno", Domenico Minervini e Giovanni Battista Alberotanza. La decisione, confermano fonti del Dap, è stata adottata dal provveditore regionale dellamministrazione penitenziaria: Minervini e Alberotanza sono tra i 25 indagati dellinchiesta aperta a Torino su presunte violenze ai danni di detenuti reclusi nel penitenziario. Minervini è stato messo a disposizione del provveditorato, mentre Alberotanza è stato distaccato ad Asti. Entrambi sono accusati di favoreggiamento, il direttore anche di omessa denuncia. Il nuovo direttore dovrebbe essere ora Rosalia Marino, che attualmente ricopre analogo incarico al carcere di Novara. Nellinchiesta coordinata dal pm Francesco Pelosi sono 25 le persone indagate. I gravi episodi di violenza sarebbero stati commessi allinterno del carcere di Torino nel periodo compreso tra laprile del 2017 e il novembre del 2018. Il reato contestato è quello di tortura, in questo caso ai danni di detenuti, previsto dallarticolo 613 bis del Codice penale. «Ti dovrei ammazzare invece devo tutelarti», sarebbe una delle frasi che gli agenti arrestati con laccusa di tortura e indagati dalla Procura di Torino rivolgevano ai detenuti. Le minacce si concretizzavano in perquisizioni definite dagli inquirenti «arbitrarie e vessatorie», devastazioni delle celle e vere e proprie spedizioni punitive con i detenuti che venivano presi a schiaffi, pugni, calci. «Ti renderemo la vita molto dura», la frase che si è sentito rivolgere uno dei detenuti prima di essere percosso. In unaltra occasione uno dei detenuti a Torino, in attesa di un Tso, sarebbe stato chiuso in uno stanzino e malmenato. E mentre lui urlava per il dolore gli agenti «ridevano». Parliamo dei sei agenti di polizia penitenziaria, in servizio presso la Casa Circondariale Lorusso e Cutugno del capoluogo piemontese, che sono stati arrestati con laccusa del reato di tortura ai danni di alcuni detenuti. L'indagine è scattata da una segnalazione di Monica Gallo, la Garante delle persone private della libertà personale del comune di Torino.