"Toghe: sostantivo femminile plurale". Un titolo che è anche un manifesto «perché questo video è una dichiarazione di esistenza delle donne nell'avvocatura, presenti e lucide, che non parlano solo dei problemi della conciliazione, che è ancora tema irrisolto, ma lanciano un messaggio positivo di consapevolezza», ha spiegato la consigliera Cnf, Maria Masi, coordinatrice della Commissione pari opportunità. Il video (che ha aperto la giornata di venerdì) ha come protagoniste cinque avvocate (anche se la più anziana, l'avvocato bolognese Ada Valeria Favj ha sottolineato «io mi sento avvocato, non avvocata») che svolgono il loro lavoro tutti i giorni, con passione e determinazione. Storie di vita ed età differenti, professionalità diverse che raccontano con semplicità l'amore per la professione. Lucia Sibilla (civilista di Nola), Ilaria Boiano (penalista di Roma), Franca Mina (penalista di Torino), Ada Valeria Fabj (familiarista Bologna) e Giovanna Fava (Reggio Emilia) hanno dibattuto i temi del XXXIII Congresso Nazionale Forense di Rimini: il concetto di giustizia, «me la sono sempre immaginata come una donna con la bilancia in mano», ha sorriso l'avvocato Sibilla; il processo, «che su di me ha sempre esercitato un grandissimo fascino», ha ricordato l'avvocato Favj, 89 anni e una vita professionale ancora attivissima; l'etica professionale «perché, se mancasse la consapevolezza dell'avvocatura, le ingiustizie potrebbero riprodursi nel processo, invece che risolversi» ha detto Ilaria Boiano; e il suolo sociale dell'avvocato, che «ha il dovere di portare avanti gli interessi della cittadinanza, mettendo in campo e offrendo i propri saperi», ha spiegato Franca Mina.Tutte e cinque hanno raccontato il loro legame con una professione che porta anche a rischiare la vita, come ha testimoniato Giovanna Fava, del foro di Reggio Emilia: «Come avvocati ci facciamo carico dei più deboli, anche al rischio della vita. Nove anni fa, un marito che non accettava la separazione mi ha sparato e poi ha ucciso la mia cliente». Racconti di vita professionale e personale, che si intrecciano con i contenuti congressuali per testimoniare che le donne, nell'avvocatura, sono una voce forte, autorevole e soprattutto non ghettizzabile alla semplicistica rivendicazione di genere. «Le donne ci sono, sono consapevoli del proprio ruolo sociale e sanno di dover essere competitive, hanno scelto ciò che vogliono fare e si comportano di conseguenza, non limitandosi a fare ciò che gli altri consentono loro», ha commentato la consigliera Masi. Un messaggio positivo, per dare al congresso un'iniezione di fiducia, mirata soprattutto al genere femminile presente ma che vuole essere testimonianza per tutti, «nella condivisione di un messaggio di donne che hanno la consapevolezza di ciò che fanno, senza bisogno di alcuna rivendicazione». Donne normali ma a loro modo eccezionali, che - nonostante i problemi che affliggono tutta la categoria, a partire dalla crisi economica - svolgono la professione con gioia e consapevolezza.