Dall’analisi completa in merito agli 84 detenuti suicidati nel 2022, è emerso che gran parte di loro era accusato o era stata condannato per reati contro il patrimonio. Inoltre emerge che la maggior parte dei suicidi avvengono nelle sezioni a custodia chiusa. Ovvero dove le celle vengono aperte solo per otto ore. Questo e altro ancora emerso dallo studio, ora aggiornato, del Garante nazionale delle persone private sulla libertà in merito ai suicidi in carcere.

La posizione giuridica delle 84 persone che si sono tolte la vita in carcere era la seguente: 37 erano state giudicate in via definitiva e condannate e 4 rientravano avevano una posizione cosiddetta “mista con definitivo”, cioè avevano almeno una condanna definitiva e altri procedimenti penali in corso; 32 persone (38,1 %) erano in attesa di primo giudizio, 7 erano appellanti e 2 ricorrenti. Altro dato è che le fasce d’età più presenti sono quelle tra i 26 e i 39 anni (36 persone) e tra i 40 e i 54 anni (29 persone); le restanti si distribuiscono nelle classi 18-25 anni (10 persone), 55-69 anni (6 persone) e ultrasettantenni (3 persone). Si rileva che 12 persone appartengono alle fasce d’età dei più giovani e dei più anziani e che l’età media delle 84 persone che si sono suicidate, è di 40 anni. Con riferimento alle modalità che hanno caratterizzato l’atto suicidario, in 75 casi (89,3%) è avvenuto per impiccamento, in 4 per inalazione di gas; in 3 per lesioni alle vene. In 2 casi il dato non è stato riportato.

Sempre dallo studio del Garante nazionale, si apprende la posizione giuridica delle 84 persone che si sono tolte la vita in carcere: 37 erano state giudicate in via definitiva e condannate e 4 rientravano avevano una posizione cosiddetta “mista con definitivo”, cioè avevano almeno una condanna definitiva e altri procedimenti penali in corso; 32 persone (38,1 %) erano in attesa di primo giudizio, 7 erano appellanti e 2 ricorrenti. Delle 41 persone condannate e con posizione “mista con definitivo”, 37 avevano una pena residua fino a 3 anni e 5 di esse avrebbero completato la pena entro l’anno in corso; altre 4 avevano una pena residua superiore ai 3 anni, mentre 1 soltanto aveva una pena residua superiore ai 10 anni. Com’è detto, con riferimento ai reati ascritti alle persone interessate (si tenga presente che ogni persona può avere più di un reato), dall’analisi del Garante è emerso che la maggior parte delle persone che si sono suicidate in carcere era accusata o era stata condannata per reati contro il patrimonio (54, pari al 64,28%), quindi seguivano i reati contro la persona (38) cui può sommarsi quella affine dei reati contro la famiglia (11), che – se considerati insieme – raggiungono il 58,3%. Con riferimento a questa tipologia di reati, tra quelli contro la persona figurano 12 reati di lesioni personali, 12 di omicidio (tentato o consumato), 3 di violenza sessuale e 11 di maltrattamento in famiglia. Poco significativi sul piano statistico appaiono invece altre tipologie di reato, come per esempio quelli contro l’incolumità pubblica e privata e contro l’amministrazione della giustizia (ciascuna con 7 casi).

È stata quindi analizzata la durata della permanenza presso l’Istituto nel quale è avvenuto l’evento: risulta che 50 persone, pari al 59,5%, si sono suicidate nei primi sei mesi di detenzione; di queste, 21 nei primi tre mesi dall’ingresso in Istituto e 15 entro i primi 10 giorni, 10 delle quali addirittura entro le prime 24 ore dall’ingresso. Ed è interessante apprendere sempre dallo studio che, a proposito del periodo dell’anno in cui avvengono i suicidi, è emersa una loro distribuzione nell’anno solare che incontra ciclicamente dei picchi di maggior concentrazione in occasione di periodi festivi, come il mese di agosto, nei quali, verosimilmente, diminuisce negli Istituti la presenza di personale e di soggetti della comunità esterna e si riducono le attività, a cominciare da quella scolastica.

Il dato che fa riflettere sono le sezioni in cui sono avvenuti i suicidi. Si evidenzia che le sezioni maggiormente interessate sono quelle a custodia chiusa, con 56 casi (pari al 67%), mentre in quelle a custodia aperta sono stati registrati 28 casi, pari al 33%. Ricordiamo che nelle “sezioni a custodia chiusa” le camere di pernottamento sono aperte solo per le otto ore previste dagli standard sovranazionali (Regole penitenziarie europee), la partecipazione ad attività lavorative è prevista solo nell’ambito della sezione stessa, la partecipazione ad attività è prevista «solo dopo attenta valutazione dell'équipe di osservazione e trattamento». Nelle “sezioni a custodia aperta”, l’apertura delle camere di pernottamento è prevista fino a un massimo di 14 ore e i detenuti possono partecipare a tutte le attività formative, sportive, ricreative fuori dalla sezione. Ed è in quest’ultimo caso i suicidi hanno incidenza minore.