Un'ondata di disperazione dilaga con una sequenza scioccante di suicidi che ha visto 4 detenuti togliersi la vita in appena 48 ore tra il 13 e il 14 giugno. I numeri sono da brivido: ben 44 detenuti si sono tolti la vita dall'inizio del 2024, e ciò dipinge un quadro drammatico all'interno delle carceri, dove la sofferenza e l'abbandono sembrano regnare sovrani.

Il 41esimo suicidio è avvenuto giovedì sera ad Ariano Irpino, dove un detenuto di 39 anni si è impiccato con gli slip nella sua cella. Poche ore dopo, all'una di notte, un detenuto romeno di 45 anni si è tolto la vita nel carcere di Biella. Venerdì la tragedia è proseguita con un detenuto di 77 anni che si è soffocato nel suo letto a Teramo, e infine un 44esimo suicidio è avvenuto nel pomeriggio dello stesso giorno a Sassari, dove un recluso si è impiccato con le lenzuola nel reparto di assistenza intensificata.

La Sardegna appare un'area particolarmente critica, con 4 suicidi in appena 6 mesi: due a Cagliari-Uta e due a Sassari-Bancali, secondo Maria Grazia Caligaris dell'associazione Socialismo Diritti Riforme ODV. «Un dato terribile che impone una vera attenzione delle istituzioni», afferma, sottolineando che questi drammi non sono casi isolati ma avvengono negli istituti con i più alti tassi di sovraffollamento, come Cagliari con 651 detenuti su 561 posti. «È evidente che in condizioni così la detenzione perde la funzione rieducativa e produce rabbia e disperazione», per la carenza di personale e la vita difficile dietro le sbarre, prosegue Caligaris, denunciando «lo stato di abbandono delle carceri dove la vita ha poco valore e non si rispetta il dettato costituzionale». Situazioni dove «si vogliono nascondere i problemi sociali negando una possibilità di riscatto a chi ha sbagliato».

L’allarme del sindacato della polizia

Anche i rappresentanti degli agenti penitenziari non tacciono. «È una carneficina, numeri pazzeschi indegni di un Paese civile», tuona Gennarino De Fazio, segretario della Uilpa Polizia Penitenziaria, che denuncia l'indifferenza del governo di fronte a questa ecatombe. «Il sistema è imploso, non c'è più tempo, servono provvedimenti straordinari». De Fazio rileva l'assordante silenzio del ministro Nordio e critica l'inerzia dell'esecutivo che sembra «incapace di assumere provvedimenti concreti». Chiede un decreto immediato per deflazionare il sovraffollamento con 14mila detenuti in più rispetto ai posti disponibili, per assumere con procedure accelerate gli oltre 18mila agenti mancanti nel Corpo di Polizia penitenziaria e potenziare l'assistenza sanitaria carente, soprattutto di natura psichiatrica. Parallelamente, il sindacalista invoca riforme strutturali come la reingegnerizzazione dei dipartimenti penitenziario e di giustizia minorile e una riorganizzazione complessiva del personale. «È imbarazzante il silenzio di Nordio: batta un colpo o si dimetta», conclude.

Le proposte di Antigone

L'associazione Antigone alza la voce sulla tragica sequenza di suicidi nelle carceri italiane, definendola un'emergenza nazionale che richiede l'intervento prioritario di governo e Parlamento. «Se in una città di 60.000 abitanti si suicidassero 44 persone in pochi mesi non parleremmo d'altro», afferma l'associazione, riferendosi ai 44 detenuti che si sono tolti la vita dall'inizio dell'anno. La situazione è resa ancor più grave dal perdurante sovraffollamento, con oltre 14.000 reclusi che non hanno un posto regolamentare, condizioni di vita sempre più difficili per i detenuti e turni di lavoro estenuanti per gli operatori penitenziari.

Antigone chiede provvedimenti urgenti per alleggerire il peso sulle carceri attraverso un maggior ricorso alle misure alternative al carcere. Sollecita inoltre la liberalizzazione delle telefonate, dotando le celle di telefoni laddove non vi siano problemi di sicurezza, per ridurre l'isolamento dei detenuti. Tra le altre richieste, l’assunzione di personale, la riduzione del peso dell’isolamento, la modernizzazione della pena carceraria, e l’aumento delle iniziative in carcere senza intoppi burocratici.

Antigone critica aspramente il ddl sicurezza del governo, che va nella direzione opposta introducendo il reato di rivolta penitenziaria, punibile fino a 8 anni anche per resistenza passiva e proteste non violente. «Lascerà ai detenuti solo il proprio corpo per far emergere problemi, con un prevedibile aumento di autolesionismo e suicidi», avverte Antigone, invitando l'esecutivo a ritirare il provvedimento. «Serve intervenire con urgenza, non si può più aspettare», è l'appello dell'associazione al governo affinché la tragedia dei suicidi in carcere non continui a mietere vittime innocenti, prigioniere di un sistema sempre più al collasso.

Le proposte dei 27 ministri dell’Ue

Ma, come già riportato su Il Dubbio, a causa del numero esorbitante dei suicidi, si è mosso anche il Consiglio d’Europa. Ben 27 ministri dell’Unione Europea hanno espresso all'unanimità il loro sostegno all'uso della detenzione su piccola scala. Lo hanno fatto adottando le Conclusioni del Consiglio relative a questo modello alternativo di detenzione e invitando così tutti gli Stati membri a prendere in considerazione, ove appropriato, l'uso di strutture detentive su piccola scala per scopi di custodia, comprese le case di reinserimento sociale, con l'obiettivo di limitare gli impatti negativi della detenzione e promuovere il reinserimento sociale e la preparazione al rilascio. Si tratta di un segnale forte e di speranza in tempi in cui molti sistemi carcerari discutono della costruzione di nuove carceri, riproponendo un modello di detenzione che si è dimostrato fallimentare.

Il Movimento Rescaled, di cui fa parte Antigone, accoglie con favore l'adozione delle conclusioni del Consiglio europeo che segnano un passo importante verso un sistema giudiziario più sostenibile, verde, equo e inclusivo, puntando sulla detenzione su piccola scala. Uno dei principali aspetti evidenziati nelle conclusioni riguarda il potenziale della detenzione su piccola scala nel facilitare la riabilitazione e il reinserimento dei detenuti. Questo approccio non solo aiuta a prevenire la recidiva, ma contribuisce anche alla costruzione di comunità più inclusive e solidali. Il Consiglio europeo ha invitato gli Stati membri a valutare i benefici delle strutture di detenzione di piccole dimensioni, che siano differenziate e ben integrate nel tessuto sociale. Questo modello di detenzione, secondo il Consiglio, può migliorare il senso di comunità e l'integrazione sociale dei detenuti, oltre a contribuire alla creazione di società più sicure e resilienti.

Per Rescaled si tratta di un segnale forte e di speranza, in un momento in cui molti paesi discutono ancora di costruire nuove grandi carceri con un modello fallimentare. «Siamo entusiasti di questa volontà di esplorare i benefici della detenzione di piccola scala, integrata nelle comunità», afferma la direttrice Helene De Vos, vedendovi un passo verso un sistema giudiziario più rispondente alle esigenze di società inclusive, sicure e sostenibili.