È l'unico politico coinvolto in Mafia Capitale a cui sia stata contestata l'accusa di associazione mafiosa: Luca Gramazio, sostengono i pm di Roma, era il terminale nelle istituzioni della rete di Buzzi e Carminati. Certo è che l'ex capogruppo di Forza Italia alla Regione Lazio è in carcere, senza che contro di lui sia mai stata pronunciata una sentenza di condanna, dal 4 giugno 2015. Pochi giorni dopo l'arresto, Gramazio è diventato padre. Ma da più di un anno ormai si rifiuta di vedere il figlio: «Lo terrò in braccio quando sarò fuori di qui», ha detto alla moglie e al padre - l'ex senatore Domenico - fin dal primo colloquio a Rebibbia. Francesco Storace rilancia dal Dubbio il proprio appello ai magistrati: «Scarceratelo, non è un delinquente abituale, e non c'è motivo che resti in galera in attesa che si concluda il processo».Sul Giornale d'Italia, organo politico del suo partito, Francesco Storace parla di Luca Gramazio come del «dimenticato» di Mafia Capitale. Unico politico del maxiprocesso a vedersi contestata l'accusa di associazione mafiosa, l'ex capogruppo forzista alla Regione Lazio è in carcere dal 4 giugno dell'anno scorso, in regime di alta sicurezza. A suo carico ci sono anche le accuse di aver preso 90mila euro di tangenti dalla rete di Salvatore Buzzi e di aver condizionato uno degli affari più grossi, l'appalto per il servizio Cup: ma un altro imputato per quest'ultima vicenda, l'ex capo di gabinetto di Zingaretti Maurizio Venafro, è stato assolto di recente in un procedimento parallelo, e sul resto Gramazio si è difeso con puntiglio nelle dichiarazioni spontanee del 1° febbraio. «E comunque è un politico, non un delinquente abituale: i magistrati, tutti di assoluto valore», dice il leader de La Destra, «dovrebbero riconsiderare la misura cautelare nei confronti di Luca». Il quale vive un ulteriore dramma personale all'interno di una vicenda già molto pesante: non ha mai visto il figlio, nato pochi giorni dopo il suo arresto. Luca Gramazio è a Rebibbia dal 4 giugno 2015: esattamente tre settimane dopo, il 25 giugno, la moglie diede alla luce il primogenito. «So che Luca non vuole vederlo da detenuto», conferma Storace. È così: Gramazio respinge l'umiliazione di dover conoscere il piccolo da uomo privato della libertà. Non ne vuole sapere. «E mi risulta che il padre, Domenico, sia d'accordo», aggiunge Storace. Tutto vero: Domenico Gramazio, parlamentare di lungo corso, e la moglie di Luca hanno assecondato con convinzione la scelta dell'ex capogruppo di Forza Italia: non si sono mai presentati ai colloqui con il neonato. Luca ha visto il figlioletto solo in fotografia: quelle vuole che gliele portino sempre. Utilizza la possibilità a cui - pur nel regime detentivo più rigido impostogli per il 416 bis - ha diritto: può telefonare più o meno regolarmente a casa, parlare con la moglie e informarsi sul bambino. Ma non vuole prenderlo in braccio finché non sarà uscito di galera.Un dramma nel dramma, Storace.Luca ha scelto di non voler conoscere il figlio da dietro le sbarre per una questione di orgoglio, evidentemente. Io forse sono condizionato dal rapporto lunghissimo di amicizia che mi lega a suo padre, e quindi anche a lui, ma davvero vorrei chiedere ai magistrati, assolutamente di valore, ai quali spetta decidere sulle misure cautelari, che senso abbia tenere questa persona in galera. Non parliamo di un delinquente abituale ma di un esponente politico alla sua seconda estate in carcere, con un figlio nato dopo l'arresto.C'è un principio, consolidato dalla Cassazione, per cui in questo tipo di processi i termini delle misure cautelari sono sospesi per tutto il dibattimento.Ma non c'è un obbligo formale a tenere Gramazio o altri imputati in galera. Nulla impedirebbe di concedere almeno i domiciliari, come chiesto per esempio, proprio sul mio giornale, da Francesco Giro. E comunque sul peso dell'imputazione per 416 bis ci sono vari aspetti da considerare: l'evaporare dell'accusa in processi paralleli a Mafia Capitale, come quello su Ostia, l'assoluzione di Venafro da un'accusa che è anche la più pesante, per l'importo della gara, tra quelle di cui deve tuttora rispondere lo stesso Gramazio. E soprattutto non vedo il ricorrere delle motivazioni classiche che giustificherebbero il carcere preventivo: rischio di inquinamento delle prove, fuga o reiterazione del reato.Non è che scarcerare Gramazio e altri imputati significherebbe, per Tribunale e Procura, destrutturare l'accusa di mafia?Se il motivo per cui si insiste nella durezza delle misure cautelari fosse questo ci si troverebbe di fronte alla negazione della civiltà giuridica. Non voglio crederci.Lei è stato anche consigliere comunale a Roma: ci crede alla capitale impregnata di mafia?Guardi, io tra il 2008 e il 2013 ho fatto opposizione ad Alemanno assai più di quanta non ne sia venuta dal Pd e dalle altre minoranze dell'assemblea capitolina: se davvero a Roma ci fosse stata la mafia qualche sganassone l'avrei beccato.E adesso che idea si è fatta dell'amministrazione a cinque stelle?Non mi esprimo per pregiudizi ma certo loro te ne fanno venire la voglia. Anche se mi fa un po' spavento il discorso sull'assessore Paola Muraro a cui potrebbero inviare un avviso di garanzia per consentirle di difendersi: speriamo che non la sbattano in galera per consentirle di riposarsi.