Da tempo il tribunale di sorveglianza di Reggio Calabria è al collasso. Una situazione lavorativa insostenibile, sia per quanto riguarda il i magistrati, che per il personale di cancelleria. Le piante organiche, sono datate nel tempo e non adeguate alle esigenze che la normativa vigente impone. Il tribunale ha lo stesso numero di magistrati al tempo in cui gestiva tre carceri, mentre attualmente gli istituti penitenziari da gestire sono cinque. A farne le spese, però, sono i detenuti. Come ha denunciato la delegazione del Partito Radicale, guidata dall’ex deputata Rita Bernardini e dall’avvocato Gianpaolo Catanzariti in occasione della recente visita agli istituti penitenziari ricadenti nella giurisdizione del tribunale di sorveglianza di Reggio Calabria, unanimi sono state le rimostranze dei detenuti sulle ritardate o addirittura mancate risposte alle istanze riguardanti la concessione della liberazione anticipata, della detenzione domiciliare, dei rimedi risarcitori e dei permessi premio.

A sollevare questo problema, e non solo, è stato il vicepresidente della Camera dei deputati, Roberto Giachetti, con una interrogazione a risposta scritta rivolta al ministro della Giustizia e a quelli dell’Interno e dell’Economia. Nell’interrogazione denuncia anche un fatto ed esorta a prendere provvedimenti. Esiste un fabbricato, confiscato alla criminalità organizzata, che è stato assegnato al tribunale di sorveglianza di Reggio Calabria, ma gran parte di esso è occupato da una società di assicurazione rendendo quindi inutilizzabile l’edificio.

Come spiega nell’interrogazione Giachetti il prefetto Umberto Postiglione, direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, in data 16 giugno 2016, ha decretato di destinare il fabbricato sito in Reggio Calabria, in via Biagio Camagna 4, a sede del tribunale di sorveglianza. Una buona notizia visto che lo stesso presidente del tribunale di sorveglianza, Vincenzo Pedone, nella relazione indirizzata al presidente della Corte d’appello di Reggio Calabria per il discorso inaugurale dell’anno giudiziario 2017, ha evidenziato la precaria e annosa situazione logistica del tribunale, dell’ufficio di sorveglianza e degli archivi. Per questo moti- vo, sempre il presidente Pedone, ha sottolineato che la commissione per la manutenzione ha deliberato all’unanimità di assegnare al tribunale di sorveglianza l’immobile, essendo del tutto adeguato alle esigenze logistiche e di decoro istituzionale. Ma nonostante abbiano le chiavi per poter finalmente accedere all’edificio, il tribunale di sorveglianza non può usufruirne.

Giachetti, infatti, denuncia che “l’Agenzia del demanio, nel consegnare il fabbricato sito in via Camagna 4, escludeva le unità immobiliari occupate dalla Soc. Franco s. r. l., rendendo così del tutto impossibile l’utilizzo da parte del tribunale di sorveglianza dell’edificio assegnato. Eppure – si legge nell’interrogazione - secondo la sentenza 27711/ 2015 n. 5383, il Consiglio di Stato ha stabilito che la confisca di immobili appartenenti ad organizzazioni criminali fa decadere i contratti di locazione che erano stati stipulati per questi immobili”. La sentenza ha precisato che, in base all’articolo 2 della legge n. 575 del 1965, se vi è un contratto di locazione, esso permane sino alla destinazione finale del bene confiscato. Nonostante la legge stia dalla parte del Tribunale di Sorveglianza, la società di assicurazione continua ad occupare gran parte dell’immobile. La sede del tribunale quindi rimane sempre la stessa e del tutto inadeguata.