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«Considero lo sciopero dei magistrati legittimo dal punto di vista sindacale, ma costituzionalmente inopportuno, perché protestare contro una legge, per giunta ancora in discussione in Parlamento, urta contro uno dei principi fondanti della separazione dei poteri». Così il sottosegretario alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, al Foglio a proposito dello sciopero proclamato per lunedì dall’Associazione nazionale magistrati contro la riforma dell’ordinamento giudiziario e il sistema elettorale del Csm. «Trovo infondate, e per certi versi anche ingrate, vista l’ampia disponibilità mostrata dal governo, le lamentele mosse dalla magistratura circa la mancata partecipazione all’elaborazione del testo di riforma - aggiunge Sisto - Abbiamo ascoltato l’Anm sette volte, ne abbiamo recepito, con spirito collaborativo, molti rilievi. Peraltro i magistrati hanno ottenuto risultati non da poco: è saltato il sorteggio per l’elezione del Csm, poi il sorteggio temperato, poi ancora il sorteggio dei collegi, non si è intervenuti sulla responsabilità civile, con smussamento di spigoli e, talvolta, di semplici angoli. Non mi sembra che ci si possa ragionevolmente lamentare. Si tratta di un provvedimento, per metodo e merito, equilibrato. Nel procedimento formativo ognuno partecipa e avanza le proprie proposte, ma alla fine spetta al Parlamento, e solo al Parlamento, scrivere le leggi. Non all’Anm, così come a nessun altro sindacato». Importanti esponenti dell’Anm, tuttavia, sostengono che la riforma prevede misure anticostituzionali. «Mi sembra azzardato - replica Sisto - sollevare una "eccezione di costituzionalità" rispetto a una riforma voluta da una ministra già presidente della Corte costituzionale. Senza dimenticare il lungo e approfondito dibattito parlamentare di cui è stato oggetto il testo, con numerosi interventi autorevoli e, al tempo, pragmatici. Ognuno ha potuto dire la sua e alla fine si è arrivati a una mediazione. Più di questo non si può chiedere. Il Parlamento ascolta, elabora e poi decide. Si chiama democrazia parlamentare». «Il momento delle guerre è finito - conclude Sisto - C’è bisogno della migliore magistratura, della migliore avvocatura e della migliore politica perché lavorino nell’interesse del cittadino, in consapevole sinergia e in modo responsabile. Il Paese non si può permettere ulteriori situazioni dolorose, se non devastanti, come quelle che abbiamo vissuto fino a qualche tempo fa. È un periodo che dobbiamo necessariamente e fattivamente considerare chiuso».