L’assist che i pentastellati aspettavano è arrivato. I vitalizi si possono tagliare e senza incorrere in possibili responsabilità derivanti dall’approvazione di un regolamento diverso dall’attuale. La Commissione speciale del Consiglio di Stato, con un parere di venticinque pagine, fuga i dubbi del presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati che lo scorso 11 luglio aveva deciso di chiedere lumi a Palazzo Spada prima di procedere con i tagli agli ex senatori. L’unico paletto per la nuova disciplina è che dovrà essere «razionale e non arbitraria». Una vittoria, quindi, per il M5s che sui tagli dei vitalizi aveva impostato gran parte della campagna elettorale. Tornando al parere, il collegio, presidente Mario Luigi Torsello, estensori Giulio Veltri e Giovanni Grasso, ha affermato la possibilità di disciplinare la materia del trattamento economico con il regolamento del Senato, escludendo profili di responsabilità derivante dall’approvazione della nuova normativa. In particolare, «è possibile incidere sulle situazioni sostanziali poste dalla normativa precedente – cioè sull’affidamento al mantenimento della condizione giuridica già maturata – quando la nuova disciplina sia razionale e non arbitraria, non pregiudichi in modo irragionevole la situazione oggetto dell’intervento” e “sussista una causa normativa adeguata e giustificata da una inderogabile esigenza di intervenire o da un interesse pubblico generale, entrambi riguardati alla luce della consistenza giuridica che ha assunto in concreto l’affidamento». Nessun problema, poi, sotto il profilo della retroattività dell’intervento, considerato che andrebbe appunto ad incidere su rapporti già instaurati. In soccorso dei vertici di Senato e Camera le sentenze della Consulta, tra cui quelle in materia pensionistica e sul prelievo di solidarietà sulle pensioni, e sentenze della CEDU. Il limite alla retroattività delle leggi non è incondizionato, ma «può recedere al cospetto di altre esigenze inderogabili» e deve rispettare il bilanciamento tra l’interesse pubblico e la tutela di chi ha maturato un diritto. Ogni modifica in materia pensionistica deve tener conto delle esigenze di vita e della proporzionalità tra trattamento pensionistico e retribuzione ricevuta durante la vita lavorativa. Pur non essendo possibile equiparare le pensioni ai vitalizi, restano comunque fermi i principi normativi generali: ogni intervento che mira a ridurre l’entità dei vitalizi dovrà muoversi nel quadro costituzionale.

«Dopo il parere del Consiglio di Stato non si può perdere altro tempo», ha subito dichiarato il questore della Camera Laura Bottici ( M5s) invitando la presidente Casellati a convocare Boeri e a «lavorare con noi per mandare in vacanza i vitalizi». L’approfondimento chiesto dal Senato era stato visto con sospetto dagli esponenti più ortodossi dei 5Stelle, considerato come una manovra dilatoria per ritardare l’adeguamento a quanto già deciso al riguardo dalla Camera. «Questo parere - commenta il presidente della Camera, Roberto Fico, che aveva deciso di procedere senza interpellare il Consiglio di Stato - dimostra che Montecitorio ha agito con lo strumento adatto». Alla Camera il nuovo regime entrerà in vigore dal prossimo primo gennaio. Il risparmio complessivo è stato stimato in circa 40 milioni di euro. Agli ex parlamentari rimane solo la possibilità di un eventuale ricorso alla Cedu. L’erogazione dei vitalizi ricade infatti sul bilancio delle Camere, e a esprimersi sui ricorsi dovrebbero essere gli organi giurisdizionali interni, in base al principio dell’autodichia. Ma con i noti tempi dei giudici di Strasburgo la speranza di avere una risposta a breve è alquanto improbabile.