Un incontro «chiarificatore». O quanto meno «rasserenante». È quello avvenuto ieri mattina negli uffici della Procura di Trani: da una parte gli inquirenti che indagano sul disastro ferroviario del 12 luglio scorso, lo scontro fra treni sulla linea Andria-Corato, dall'altra i familiari delle vittime. Venuti a «chiedere giustizia» e, innanzitutto, rassicurazioni sull'incisività dell'azione investigativa. Erano rimasti turbati, comprensibilmenrte, dall'episodio in cui sono stati coinvolti una dei sostituti impegnati nelle indagini, Simona Merra, e l'avvocato Leonardo De Cesare, difensore del capostazione di Andria, Vito Piccarreta, tra gli indagati. In un'immagine divenuta ormai virale, la prima è ritratta nel corso di una festa intenta a porgere il piede al secondo, che ostentamemnte lo lecca a rappresentare con preoccupante sarcasmo un'improbabile sottomissione. L'immagine, si è poi saputo, risale a diversi mesi addietro, ma ha riscoperchiato il vaso di Pandora delle eccessive interferenze tra magistratura e avvocatura tranese, su cui è già in corso l'approfondimento della prima commissione del Csm, a cui spetterà anche verificare l'eventuale incompatibilità di alcune toghe con il contesto della cittadina pugliese.Il timore è insomma che i pm di Trani siano seppur in parte trattenuti nell'approndire la verità proprio per i rapporti di confidenza con i legali che difendono alcuni degli imputati. Il corto circuito ha già portato all'abbandono dell'inchiesta da parte della pm Merra, ma evidentemente la vicenda che la ha riguardata ha innalzato il grado di angoscia già fatalmente molto alto tra i parenti delle vittime.Persone che ieri il procuratore Francesco Giannella ha ricevuto. In una cornice oggettivamente inconsueta. Non è certo prassi diffusa quella che vede gli inquirenti dar conto o comunque riferire a una parte controinteressata rispetto alla posizione degli indagati. Un incontrto al limite dei requisiti di opportunità se non della violazione del codice deontologico delle toghe. Nel faccia a faccia i familiari di alcune delle 23 vittime erano accompafnati dal sindaco di Andria Nicola Giorgino. Hanno potuto confrontarsi con i pm Michele Ruggiero e Alessandro Pesce, oltre che con Giannella. Il quale ha anche fornito alciuni elementi sullo stato delle indagini, consentendo ai visitatori di porre domande, ascoltate ed evase «nei limiti dei vincoli di segretezza». E meno male. Sono divenute pubbliche alcune delle questioni emerse: il fatto per esempio che i macchinisti dei due treni «non si sono assolutamente avveduti, neanche un secondo prima, dell'incidente che si stava per verificare», ha detto Giannella. In sostanza i macchinisti «non si sono visti». Questo è evidenziabile dai dati - ha spiegato - perché non c'è alcun dato che registra un tentativo o segno di frenata. «Sono andati uno incontro all'altro, di fatto, senza neanche tentare una manovra di emergenza che poi tra l'altro probabilmente non sarebbe neanche stata utile».