«Come studiosi e docenti universitari di discipline penalistiche, aderiamo in ideale staffetta allo sciopero della fame di Rita Bernardini, Luigi Manconi, Sandro Veronesi, Roberto Saviano e di oltre 500 detenuti, quale forma di mobilitazione per chiedere al governo e alle autorità competenti di adottare provvedimenti idonei a ridurre il più possibile il sovraffollamento delle carceri italiane, così da prevenire il rischio di un’ ulteriore diffusione del contagio da Coronavirus al loro interno». È l’appello lanciato al governo firmato anche da otto professori palermitani, tra cui Giovanni Fiandaca, noto giurista nato a Palermo 73 anni fa, studioso di diritto penale e del fenomeno mafioso. Secondo i giuristi firmatari dell’appello, questa emergenza sanitaria, nel fare riaffiorare in maniera più amplificata la condizione molto problematica in cui non da ora versa il sistema penitenziario italiano, sotto il profilo delle condizioni di vita intramurarie, del livello di rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti e di una effettiva idoneità della pena a conseguire l’obiettivo costituzionale della rieducazione e del reinserimento sociale, «può rappresentare – osservano i docenti - un’importante occasione per riaccendere le luci sul pianeta- carcere e sollecitare il potere politico a riprendere il cammino delle riforme necessarie per ridare vitalità e concretezza ai principi enunciati nel terzo comma dell’art. 27 della Costituzione».

I numeri del contagio nelle carceri, infatti, sono in continuo aumento. Secondo l’ultimo report del Dap, siamo arrivati a un totale di 949 detenuti e 989 agenti infettati dal Covid. A parte il caso del carcere di Tolmezzo con il primato nazionale di 153 detenuti contagiati, sono divampati altri importanti focolai come i 52 detenuti positivi di Sulmona. Sono in tutto 34 i detenuti delle patrie galere ricoverati negli ospedali, tra i quali alcuni finiti in terapia intensiva. Siamo giunti nel frattempo a cinque detenuti morti per Covid, tutti con patologie pregresse. In tutto questo c’è Rita Bernardini del Partito Radicale giunta al 22esimo sciopero della fame. La sua vita è messa a dura prova e ancora non giunge alcun segnale dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.