Confermato il proscioglimento dall’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio contestato a Perugia all’ex magistrato Luca Palamara in concorso con l'ex procuratore della Corte di Cassazione, Riccardo Fuzio. La Corte d’appello del capoluogo umbro ha confermato oggi la decisione del gup, risalente al 15 ottobre 2021, che aveva ritenuto non sussistere i fatti contestati, perché le circostanze rivelate non erano coperte ancora da segreto, o di lieve entità avendone appreso Palamara già da altre fonti. La procura generale aveva, però, fatto ricorso, sostenendo al contrario la gravità delle condotte. Al termine della camera di consiglio, la decisione di confermare il non luogo a procedere. Secondo il gup, la rivelazione delle notizie comunicate il 3 aprile 2019 al collega Palamara da parte di Fuzio, quale componente del Comitato di Presidenza del Csm, non erano coperte da segreto d'ufficio, in quanto ancora non secretate dal Csm, per cui si è ritenuto che il fatto non sussiste. Un presupposto contestato dalla Procura generale di Perugia che ha impugnato la decisione assolutoria innanzi alla Corte d'appello asserendo come «se per un verso la decisione del Tribunale riconosce il concorso di ambedue i magistrati nella condotta rivelatrice di notizie d'ufficio», l'allora procuratore generale della Cassazione, quale membro di diritto del Comitato di Presidenza del Csm «era tenuto, proprio per la sua funzione, ad osservare il segreto sugli atti di cui era venuto a conoscenza, che nello specifico erano costituiti dal contenuto di un esposto presentato da un magistrato nei confronti dell'allora Procuratore della Repubblica di Roma». Per la Procura generale quindi «l'aver comunicato le notizie per telefono a Palamara, che aveva interesse a conoscerle, ha costituito violazione del segreto a cui il magistrato, anche quale titolare del potere di azione disciplinare, era comunque tenuto». Una tesi che non è stata accolta dai giudici della Corte di Appello di Perugia che hanno confermato l'assoluzione di Luca Palamara.

Caso Palamara: «L’ex capo Anm fu informato da Pignatone»

Nelle motivazioni della sentenza dello scorso 23 luglio, il gup di Perugia scriveva che ad informare Palamara dell’indagine a suo carico in corso a Perugia per corruzione per i suoi rapporti con l’imprenditore Fabrizio Centofanti non fu Fuzio, ma «l’allora procuratore della Repubblica di Roma, dott. Giuseppe Pignatone, nel dicembre 2017». Secondo il gup «può affermarsi con certezza» che dalle conversazioni ambientali captate grazie al trojan installato sul cellulare di Palamara emerga come questi «prima» dell’incontro con Fuzio, avvenuto il 21 maggio 2019, «fosse già a conoscenza non solo delle indagini condotte dalla procura perugina circa i suoi rapporti con Centofanti ma anche del titolo di reato per il quale era stato iscritto nonché di molte circostanze».