Il tempo stringe e la riforma sulla giustizia è stretta da tre scadenze improrogabili: quella del 19 aprile con l'esame calendarizzato per l'Aula della Camera, quella del 12 giugno con il voto dei referendum e, infine, quella degli inizi di luglio quando si dovrebbero tenere le elezioni del Csm. A convincere la Guardasigilli
Marta Cartabia a spingere sull'acceleratore e convocare la maggioranza per oggi, sono, anche e soprattutto, i veti incrociati delle forze politiche.
Centrodestra e Iv in testa. A dare forza alla titolare del dicastero di Largo Arenula è giunto la settimana scorsa l'ennesimo richiamo del presidente della Repubblica,
Sergio Mattarella che, dal suo discorso di insediamento in poi, ha scandito ripetutamente che «la riforma del Csm non è più rinviabile».
Sorteggio temperato sì, sorteggio temperato no
Per uscire dall'impasse sul
sorteggio temperato per l'elezione del Csm, sostenuto da
Fi, Lega e Iv, sul tavolo c'è un altro tipo di sorteggio, quello sulla formazione dei collegi elettorali, proposto da un gruppo di deputati leghisti. Questo potrebbe essere un punto di partenza. Cartabia ha invitato a riflettere sull'ipotesi perché questo sarebbe un sorteggio non incostituzionale, e non sarebbe del tutto una novità, visto che una forma di sorteggio per la costituzione dei collegi era originariamente prevista ed è stata poi abrogata. Se punti di sintesi ci sono stati (come sulle cosiddette "porte girevoli"), sul sistema elettorale del Csm le posizioni - dall'ultimo incontro di maggioranza - non sembrano essersi avvicinate.
Pierantonio Zanattin (Fi),
Roberto Turri (Lega) e
Cosimo Ferri (Iv) hanno confermato che non intendono rinunciare alla proposta del sorteggio temperato. I tre parlamentari hanno affermato che tale proposta «non è nelle loro disponibilità», nel senso che hanno un mandato dai vertici dei rispettivi partiti a portarla avanti, facendola comunque votare in Commissione. Cartabia ha ribadito i propri dubbi di costituzionalità sul sorteggio, seppur temperato, riguardante l'elettorato passivo (così come sulla responsabilità diretta dei magistrati e sul divieto per i parlamentari di essere eletti al Csm).
Riforma del Csm, principio d'accordo sulle "porte girevoli"
Per quanto riguarda invece le porte girevoli un primo accordo equiparerebbe i magistrati che assumono cariche di governo (sottosegretari, ministri, assessori) a quelli eletti in
Parlamento o nei Consigli regionali: concluso il mandato finirebbero fuori ruolo per un certo periodo. I magistrati candidati ma non eletti non potrebbero rientrare nei distretti in cui si sono candidati. Quanto ai magistrati che assumono incarichi apicali amministrativi (
capo di Gabinetto, capo ufficio legislativo), rimarrebbe per un solo anno il divieto di ritornare a funzioni giurisdizionali, e per tre anni l'impossibilità di assumere ruoli direttivi o semi-direttivi.