Un gruppo di richiedenti asilo sudanesi, tra cui famiglie con bambini piccoli, vittime di un brutale sgombero e abbandono da parte delle forze di polizia tunisine al confine con l'Algeria, ha presentato un ricorso d'urgenza al Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. Il Comitato ha emesso un ordine immediato alla Tunisia, chiedendo di fornire assistenza umanitaria e protezione dalle espulsioni e da qualsiasi forma di violenza ai ricorrenti. Il 3 maggio scorso, circa 500 persone migranti accampate davanti alle sedi di Unhcr e Oim a Tunisi sono state sgomberate con la forza. Un gruppo di loro è stato poi abbandonato in una zona rurale vicino al confine algerino, senza cibo, acqua o riparo. Nonostante le precarie condizioni e la presenza di minori, le autorità tunisine non hanno fornito alcuna assistenza e hanno anzi proceduto con l'arresto e la detenzione dei migranti per circa una settimana, culminati con l'espulsione in Algeria di alcuni di loro.

Questi eventi si inseriscono in un quadro di crescente repressione e xenofobia in Tunisia, dove i migranti, da oltre un anno, vengono additati come capro espiatorio e vittime di politiche discriminatorie. Lo sgombero forzato e l'abbandono al confine algerino rappresentano l'ennesima violazione dei diritti umani da parte delle autorità tunisine, che mostrano un totale disinteresse per la tutela dei più vulnerabili.

Eppure la gravità è sotto gli occhi di tutti. Amnesty International ha recentemente dichiarato che più di 12 organizzazioni tra Ong e media sono nel mirino, decine di migranti e rifugiati sono stati espulsi e dei giornalisti sono stati arrestati per il loro lavoro. Un quadro allarmante emerge dalle ultime due settimane in Tunisia, dove il governo del presidente Kais Saied ha dato il via a una repressione senza precedenti contro migranti, rifugiati, difensori dei loro diritti e giornalisti.

Da inizio maggio, le autorità tunisine hanno arrestato, convocato e indagato decine di persone, tra cui attivisti, avvocati e giornalisti. Le accuse, spesso vaghe e basate su presunti” reati finanziari”, mirano a soffocare le voci critiche e ostacolare il lavoro delle Ong che si battono per i diritti dei migranti. Tra le organizzazioni colpite, il Consiglio tunisino per i rifugiati ( Ctr) e Mnemty, un'associazione antirazzista che fornisce supporto ai migranti. I loro leader sono stati arrestati e detenuti in attesa di processo.

Centinaia di migranti e rifugiati, compresi bambini e donne incinte, sono stati sgomberati forzosamente dai campi e dalle zone dove si erano accampati, spesso con l'uso di gas lacrimogeni e manganellate. Secondo le informazioni raccolte da Amnesty International, le forze di sicurezza tunisine avrebbero anche riportato forzatamente 400 persone al confine libico, in violazione del diritto internazionale. Tra l' 8 e il 10 maggio, tre persone sono state arrestate e una condannata a otto mesi di carcere solo per aver offerto ospitalità a migranti senza documenti. Ma non solo attivisti e migranti, anche i giornalisti che raccontano queste violazioni sono nel mirino. Due reporter sono stati arrestati e accusati di “incitare all'odio” per i loro commenti critici sul governo. Sonia Dahmani, avvocata e personaggio pubblico, è stata arrestata per aver messo in dubbio le affermazioni ufficiali sul flusso migratorio. I due giornalisti saranno processati il 22 maggio, mentre tre rappresentanti di media privati sono stati convocati per essere interrogati.

L'Italia, pur essendo a conoscenza delle gravissime violazioni dei diritti umani perpetrate in Tunisia contro i migranti, non ha espresso alcuna condanna nei confronti del governo tunisino. Anzi, ha continuato a sostenere politicamente ed economicamente il governo di Saied, confermando la sua posizione di considerarla la Tunisia un paese sicuro per i rimpatri. Questa posizione italiana è in netto contrasto con le evidenze concrete e con le decisioni prese da organismi internazionali come il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. L'Italia, con il suo silenzio si rende di fatto complice delle violazioni dei diritti umani commesse in Tunisia.

Ma, e questo va evidenziato, non riguarda solo l’attuale governo presieduto da Giorgia Meloni, ma anche quelli precedenti. Senza contare che l’Unione Europea ha sottoscritto un memorandum.