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Diritti

Ricorso all’Onu contro la Tunisia da un gruppo di famiglie sudanesi “scaricate” al confine

Il governo nordafricano ignora le indicazioni del Comitato Diritti umani delle Nazioni Unite e procedere con espulsioni e violenze sui migranti. L'Italia non ha espresso condanne e sostiene Saied

07 Giugno 2024, 13:58

14 Dicembre 2025, 15:54

Ricorso all’Onu contro la Tunisia da un gruppo di famiglie sudanesi “scaricate” al confine

Un gruppo di richiedenti asilo sudanesi, tra cui famiglie con bambini piccoli, vittime di un brutale sgombero e abbandono da parte delle forze di polizia tunisine al confine con l'Algeria, ha presentato un ricorso d'urgenza al Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. Il Comitato ha emesso un ordine immediato alla Tunisia, chiedendo di fornire assistenza umanitaria e protezione dalle espulsioni e da qualsiasi forma di violenza ai ricorrenti. Il 3 maggio scorso, circa 500 persone migranti accampate davanti alle sedi di Unhcr e Oim a Tunisi sono state sgomberate con la forza. Un gruppo di loro è stato poi abbandonato in una zona rurale vicino al confine algerino, senza cibo, acqua o riparo. Nonostante le precarie condizioni e la presenza di minori, le autorità tunisine non hanno fornito alcuna assistenza e hanno anzi proceduto con l'arresto e la detenzione dei migranti per circa una settimana, culminati con l'espulsione in Algeria di alcuni di loro.

Questi eventi si inseriscono in un quadro di crescente repressione e xenofobia in Tunisia, dove i migranti, da oltre un anno, vengono additati come capro espiatorio e vittime di politiche discriminatorie. Lo sgombero forzato e l'abbandono al confine algerino rappresentano l'ennesima violazione dei diritti umani da parte delle autorità tunisine, che mostrano un totale disinteresse per la tutela dei più vulnerabili.

Eppure la gravità è sotto gli occhi di tutti. Amnesty International ha recentemente dichiarato che più di 12 organizzazioni tra Ong e media sono nel mirino, decine di migranti e rifugiati sono stati espulsi e dei giornalisti sono stati arrestati per il loro lavoro. Un quadro allarmante emerge dalle ultime due settimane in Tunisia, dove il governo del presidente Kais Saied ha dato il via a una repressione senza precedenti contro migranti, rifugiati, difensori dei loro diritti e giornalisti.

Da inizio maggio, le autorità tunisine hanno arrestato, convocato e indagato decine di persone, tra cui attivisti, avvocati e giornalisti. Le accuse, spesso vaghe e basate su presunti” reati finanziari”, mirano a soffocare le voci critiche e ostacolare il lavoro delle Ong che si battono per i diritti dei migranti. Tra le organizzazioni colpite, il Consiglio tunisino per i rifugiati ( Ctr) e Mnemty, un'associazione antirazzista che fornisce supporto ai migranti. I loro leader sono stati arrestati e detenuti in attesa di processo.

Centinaia di migranti e rifugiati, compresi bambini e donne incinte, sono stati sgomberati forzosamente dai campi e dalle zone dove si erano accampati, spesso con l'uso di gas lacrimogeni e manganellate. Secondo le informazioni raccolte da Amnesty International, le forze di sicurezza tunisine avrebbero anche riportato forzatamente 400 persone al confine libico, in violazione del diritto internazionale. Tra l' 8 e il 10 maggio, tre persone sono state arrestate e una condannata a otto mesi di carcere solo per aver offerto ospitalità a migranti senza documenti. Ma non solo attivisti e migranti, anche i giornalisti che raccontano queste violazioni sono nel mirino. Due reporter sono stati arrestati e accusati di “incitare all'odio” per i loro commenti critici sul governo. Sonia Dahmani, avvocata e personaggio pubblico, è stata arrestata per aver messo in dubbio le affermazioni ufficiali sul flusso migratorio. I due giornalisti saranno processati il 22 maggio, mentre tre rappresentanti di media privati sono stati convocati per essere interrogati.

L'Italia, pur essendo a conoscenza delle gravissime violazioni dei diritti umani perpetrate in Tunisia contro i migranti, non ha espresso alcuna condanna nei confronti del governo tunisino. Anzi, ha continuato a sostenere politicamente ed economicamente il governo di Saied, confermando la sua posizione di considerarla la Tunisia un paese sicuro per i rimpatri. Questa posizione italiana è in netto contrasto con le evidenze concrete e con le decisioni prese da organismi internazionali come il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. L'Italia, con il suo silenzio si rende di fatto complice delle violazioni dei diritti umani commesse in Tunisia.

Ma, e questo va evidenziato, non riguarda solo l’attuale governo presieduto da Giorgia Meloni, ma anche quelli precedenti. Senza contare che l’Unione Europea ha sottoscritto un memorandum.