«Che i procedimenti sulle richieste d’asilo rappresentino un’emergenza ci è chiaro ormai da tempo», dice Claudio Galoppi, togato che al Csm presiede la settima commissione. Così come il ministro Andrea Orlando, anche l’organo di autogoverno della magistratura è mobilitato per affrontare il nodo della protezione internazionale. Materia che sarebbe passata per non prioritaria fino a qualche mese fa, ma che adesso è diventata il nodo da sciogliere con maggiore urgenza sul fronte giustizia. Le ragioni sono ormai chiare: ogni mese nei tribunali italiani arriva una raffica di ricorsi da parte di migranti che si sono visti negare lo status di rifugiati. Non esistono dati completi per il 2016, ma ci si aggira ormai attorno ai 4mila casi al mese. Un’ondata di fronte alla quale gli uffici giudiziari si trovano sostanzialmente impreparati. Ecco perché il guardasigilli spinge per il varo immediato del suo disegno di legge, che velocizza i tempi di queste cause ed evita che i migranti privi dei requisiti approfittino della pluriennale attesa per rendersi irreperibili. Ed è sempre per lo stesso motivo che il Csm si muove in parallelo. Entro la fine del mese Palazzo dei Marescialli dovrebbe approvare la circolare su cui lavora appunto la commissione presieduta da Galoppi. Si tratterà di un documento con cui verranno indicate «buone prassi», che i singoli distretti saranno invitati ad adottare per accelerare i tempi. Tra queste dovrebbe essere segnalata senz’altro l’iniziativa della presidente della Corte d’appello di Firenze Margherita Cassano, che il Csm ha in realtà già “bollinato”. Si tratta di un progetto che prevede l’applicazione al “Tribunale capoluogo”, quello di Firenze appunto, di alcuni magistrati provenienti da altre sedi dello stesso distretto, Lucca e Livorno in particolare. Poche unità, da destinare una volta alla settimana allo smaltimento dei fascicoli che trattano le richieste d’asilo. Misura non particolarmente traumatica, in termini organizzativi, ma che ha comunque suscitato malumori tra la magistratura toscana. Tanto che il Consiglio giudiziario di Firenze aveva bocciato il progetto.

Il caso è emblematico: la magistratura locale ha fatto resistenza perché i colleghi dirottati, seppur temporaneamente, sui casi di protezione internazionale sono già oberati di lavoro. Si tratta però di una realtà con cui il sistema giudiziario fare i conti. Il Csm in proposito non può far altro che inviare una “esortazione”, sotto forma di circolare: la si metterà a punto già a partire dalla prossima settimana quando, spiega ancora Galoppi, «saranno disponibili i dati definitivi sui carichi di lavoro relativi alle richieste d’asilo e si sarà completato il monitoraggio sulle buone pratiche adottate in questo campo». Più o meno contemporaneamente lo stesso guardasigilli Orlando potrebbe ottenere il via libera a introdurre per decreto alcune delle norme previste nel suo ddl. Una corsa contro il tempo a cui partecipano sia l’esecutivo che l’organo di autogoverno, basata su un’emergenza che il ministro della Giustizia aveva segnalato alla commissione Schengen già l’estate scorsa. Non a caso Orlando predispose già allora lo schema normativo che, oltre alle sezioni specializzate in 12 Tribunali, prevede la soppressione del ricorso in appello. C’è voluto il caso Amri perché il nuovo governo, almeno, comprendesse l’urgenza di queste misure.