Il consigliere laico del Csm Pierantonio Zanettin ( FI) ha presentato ieri mattina una richiesta di apertura pratica in Prima commissione, competente per le incompatibilità ambientali delle toghe, nei confronti del Gip del Tribunale di Reggio Emilia Giovanni Ghini, nei giorni scorsi travolto dalle polemiche per aver scarcerato un 21enne pakistano reo confesso di abusi sessuali su un disabile di 13 anni.

Alla base del provvedimento di Ghini ci sarebbe “lo straordinario senso di autodisciplina dimostrato” dal giovane pakistano che, dopo aver confessato il delitto, si era “auto collocato” agli arresti domiciliari in attesa dei provvedimenti della magistratura.

Per il pakistano, dunque, solo un obbligo di firma presso la caserma dei carabinieri e il divieto di avvicinarsi nuovamente al 13en- ne disabile.

Il provvedimento, per la cronaca, è stato impugnato dal pm di Reggio Emilia Maria Rita Pantani che aveva chiesto la custodia cautelare in carcere. La decisione del giudice ha scatenato violenti commenti sui social.

Tutte le forze politiche hanno, poi, duramente stigmatizzato l’operato di Ghini. Il leader della Lega Matteo Salvini, fra i primi ad intervenire, ha parlato di scelta “pazzesca”, l’onorevole Maria Edera Spadoni del M5S di decisione di una “gravità inaudita”. Lo stesso sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi ( Pd), ha descritto il provvedimento come “incomprensibile ed inaccettabile”. Diverse associazioni antipedofilia hanno, poi, organizzato un sit- in di protesta sotto gli uffici di Ghini per giovedì prossimo.

Il presidente facente funzione del Tribunale emiliano Cristina Berretti, chiamata in causa, ha dichiarato che “il dibattito è comprensibile e che ogni decisione può essere discussa, però con modi civili che non devono trascendere nell’insulto e nella minaccia”.

Il primo Comitato di presidenza del Csm, dopo la pausa estiva, per decidere sulla richiesta di Zanettin è fissato per il prossimo 30 agosto. A tal proposito, Celestina Tinelli, avvocato reggiano e già consigliere componente del Csm, in una intervista alla Gazzetta di Reggio ha affermato che il clamore mediatico può incidere sulla capacità del giudice di rapportarsi in maniera equilibrata e terza alla fattispecie. Un eventuale provvedimento di trasferimento d’ufficio non andrebbe, quindi, letto in chiave punitiva del giudice bensì come strumento a disposizione dell’Organo di autogoverno a sua tutela. Secondo alcuni rumors, infine, la presidente facente funzione Berretti, che aspira a stabilizzarsi in questo ruolo avendo presentato domanda, potrebbe, per smorzare le polemiche sul nascere e stoppare l’iniziativa di Zanettin, far transitare Ghini al dibattimento attraverso una variazione tabellare provvisoriamente esecutiva.

Resta, comunque, da capire come sia stato possibile disporre la liberazione del pakistano violentatore quando l’art. 4 bis comma 1 quater dell’Ordinamento penitenziario prevede espressamente che i soggetti responsabili di violenze sessuali possono essere scarcerati solo dopo una “osservazione scientifica della personalità condotta collegialmente per almeno un anno, anche con la partecipazione di psicologi”.