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Caiazza penalisti
I penalisti salutano con favore la proposta di referendum sui temi della giustizia, ma ritengono un errore il fatto che l’iniziativa sia stata "blindata" in un accordo tra due forze politiche, il Partito Radicale e la Lega, e che sia stata esclusa «ogni forma di consultazione e di confronto con l’Unione delle Camere penali italiane, cioè con l’interlocutore che più di ogni altro ha dedicato e dedica da quasi trent’anni la propria quotidiana iniziativa politica ai temi della libertà personale, del giusto processo e della riforma dell’ordinamento giudiziario», si legge nel documento approvato dalla giunta dell’Unione delle camere penali. «Il coinvolgimento diretto dei cittadini sui temi della giustizia penale e della sua amministrazione, pur nei limiti notoriamente angusti e condizionanti della natura solo abrogativa dello strumento referendario, può rappresentare una felice occasione per sollecitare la Politica ed il Parlamento a recuperare forza ed indipendenza su quei temi cruciali» sottolineano i penalisti, ma «la scelta di blindare tale iniziativa, nella selezione dei quesiti, nella loro articolazione tecnica, nella individuazione dei promotori, nella stessa "cerimonia" del deposito in Corte di Cassazione, fino alla pubblica prospettazione della gestione della campagna di raccolta delle firme, all’interno di un accordo bilaterale tra Partito Radicale e Lega di Matteo Salvini rischia, all’evidenza, di vulnerarne o comunque fortemente indebolirne la capacità di coinvolgimento trasversale delle forze politiche e dei cittadini, tipica dello strumento referendario». Il confronto con le Camere penali «avrebbe sollecitato, in particolare e tra alcune altre criticità, un’attenta riflessione su quello oggi asseritamente avente ad oggetto la separazione delle carriere. In realtà, sottolineano i penalisti, il «quesito proposto non potrà produrre altro, insieme al comunque utile sondaggio degli orientamenti della pubblica opinione sul tema, che una blanda accentuazione della cosiddetta separazione delle funzioni, già in essere nel nostro sistema nel quale, numeri alla mano, il passaggio dalla requirente alla giudicante, oggetto reale del quesito, costituisce un aspetto solo marginale del problema». «Sarebbe anzi stato utile prudentemente considerare che è proprio la separazione delle funzioni la prospettiva più efficacemente invocata, come fumo negli occhi, dagli irriducibili avversari della separazione delle carriere, che esige infatti tutt’altro - spiega l’Unione camere penali - concorsi separati, organi di autogoverno separati, scuole di formazione separate, come appunto prefigurato nella legge di iniziativa popolare dell’Unione Camere Penali, che vede semmai ora aggravarsi il rischio di un suo da molti auspicato accantonamento». La giunta dell’Ucpi esprime infine «l’auspicio che l’iniziativa referendaria possa costituire l’occasione per un forte coinvolgimento della pubblica opinione sui temi più avvertiti e urgenti della giustizia penale, della crisi della magistratura, della difesa dei valori costituzionali del giusto processo, della presunzione di non colpevolezza, e della strenua difesa dei diritti di libertà della persona».