Il “Codice rosso”, la legge fortemente voluta da Giulia Bongiorno, «risponde a un’esigenza reale ed è positivo». A premetterlo è Paola Savio, la rappresentante dell’Unione Camere penali sentita in audizione a Montecitorio sui ddl contro la violenza di genere. «Velocizzare il procedimento è doveroso sia per le persone offese, le donne ma non solo loro, sia per gli indagati, che evidentemente non sono tutti colpevoli», dice l’avvocata. «Il problema è che insieme col testo governativo, di pochi articoli e mirato ai tempi e alla qualità delle indagini, nella commissione Giustizia della Camera sono state presentate altre proposte che invece ci preoccupano». Il ddl voluto dalla ministra per la Pubblica amministrazione, e condiviso col guardasigilli Bonafede, è un po’ come le ambulanze nel traffico: capita che qualcuno ci si incolli dietro per superare gli altri e approfittare dell’emergenza. Sembra così in particolare per la proposta di legge in ben 26 articoli a prima firma della cinquestelle Stefania Ascari e condivisa con altri deputati del Movimento. Introduce per esempio un nuovo reato difficile anche da denominare, forse sintetizzabile nel ritorno al concetto di “rapporto carnale” che la giurisprudenza ha dismesso da una quarantina d’anni. Vengono esclusi dai casi di violenza sessuale di «minore gravità», e sono dunque puniti più severamente, quelli in cui «l'atto importi il contatto con l'organo sessuale senza l'interposizione degli indumenti» . Secondo l’avvocata Savio, «si pretende di codificare situazioni che andrebbero lasciate alla valutazione del giudice caso per caso». Non un vizio recente del legislatore: la pretesa di appiccicare un reato a tutte le ipotesi possibili ha conosciuto l’apice con l’omicidio stradale. Con tutta una “letteratura minore” che nella scorsa legislatura ha annoverato idee come il reato di “furto di rame”. La preoccupazione dei penalisti, spiega la componente della giunta Ucpi, «nasce da un dato: le norme attuali già prevedono quanto necessario per inquadrare tutti i casi possibili in modo razionale e compatibile col fine rieducativo della pena. Con queste proposte si rischia invece di scompaginare la disciplina e travolgere diverse garanzie. Nella legge a prima firma Ascari», segnala Savio, «si introduce per esempio un’altra indecifrabile fattispecie: le molestie sessuali

». Secondo l’articolo 5 della proposta, «chiunque, mediante comportamenti indesiderati, di qualunque natura, afferenti alla sfera sessuale, reca molestia ad alcuno, con lo scopo o l'effetto di violare la dignità di tale persona o di determinare una situazione intimidatoria, ostile, degradante, umiliante od offensiva, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni» . Ed è chiaro come una cornice tanto generica rischi di costare lo status di incensurato anche a uomini, o donne, che dovessero fare un complimento di troppo.

In alcuni casi il testo dei cinquestelle inasprisce le sanzioni per condotte mostruose come quelle dei disgraziati che sfregiano l’ex con l’acido, come è capitato a Lucia Annibali, ora deputata pd e a sua volta autrice di un’altra proposta di legge sulla violenza di genere. Ma è sempre nel testo “Ascari ed altri” che si definisce il reato di “deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso”. «Verrebbe punito con pena non inferiore di 12 anni», nota Savio, «ma già c’è il reato di lesioni aggravate che può comportare anche quel tipo di condanna: la norma in questione sembra fatta più per mostrarne l’etichetta che per cambiare la sostanza». Il testo m5s elimina, per quel tipo di reato, la possibilità del patteggiamento. E per il reato chiave di questo ambito, quello di “maltrattamenti in famiglia”, si propone un aumento del massimo edittale a 8 anni di carcere «in modo da raddoppiare i termini di custodia cautelare. Non solo: per il reato in questione viene introdotto l’arresto di polizia», ricorda la rappresentante Ucpi, «cioè la stessa modalità eccezionale prevista per i casi di flagranza: sarebbe un unicum del sistema», ha fatto notare Savio in audizione lo scorso 20 febbraio.

La tendenza all’iperbole punitiva si affaccia anche in questo delicatissimo settore. Vero è che l’obiettivo centrale del ddl Bongiorno è la risposta immediata alle denunce delle donne maltrattate. Ma non si può affatto escludere che i cinquestelle riescano a integrare quel testo con queste ipotesi un po’ esasperate. Sarebbe un nuovo colpo alla tenuta del sistema penale, già messo a dura prova dalla spazza corrotti.