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L’unità nazionale, che neanche l’emergenza coronavirus è riuscita a facilitare, potrebbe arrivare adesso, grazie alle chat di Luca Palamara. Ormai non c’è partito, infatti, in tutto l’arco parlamentare, che non invochi una sola riforma: quella del Csm. Per farla finita con le degenerazioni del correntismo, ripetono in coro, dopo lo scalpore generato dalle intercettazioni. Grillini e berlusconiani, leghisti e dem, fratelli d’Italia e renziani tutti uniti nella lotta alla magistratura balcanizzata. E in modo inatteso, lo stesso ministro della Giustizia, salavato in corner da due mozioni di sfiducia, torna in auge, annunciando la riforma dell’Autogoverno. Oggi stesso, in via Arenula, il Guardasigilli ospiterà i colleghi della maggioranza per un vertice sulla giustizia. Bonafede - che proprio ieri ha nominato il sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione Raffaele Piccirillo come nuovo capo di Gabinetto (dopo le dimissioni di Fulvio Baldi, finito nel tritacarne delle intercettazioni) - ha fretta di stringere i tempi: la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura «non può più attendere», aveva annunciato due giorni fa il ministro. Al centro del progetto: «Un nuovo sistema elettorale sottratto alle degenerazioni del correntismo; l’individuazione di meccanismi che garantiscano che i criteri con cui si procede nelle nomine siano ispirati soltanto al merito; la netta separazione tra politica e magistratura con il blocco delle cosiddette “porte girevoli”». Si riparte dunque dalla bozza di riforma stralciata nel febbraio scorso in cui si prevedeva un doppio turno con ballottaggio per l’elezione dei componenti togati del Csm, passando da sedici a venti componenti togati e da otto a dieci laici, per un totale di 30 componenti. L’idea iniziale di riforma, fondata sul sorteggio, per il momento sembra scartata. L’unica certezza è la necessità di porre fine al correntismo, annunciata da tutte le forze politiche. «Le intercettazioni in cui si chiedeva un attacco al ministro dell’Interno, anche se aveva ragione da vendere, è un atto eversivo», dice il meloniano e vicepresidente della Camera Fabio Rampelli. «La giustizia va riformata. I magistrati non possono svolgere attività politica, se lo fanno depongono la toga e non possono rientrare, il Csm va sorteggiato, le correnti vietate», aggiunge Rampelli, invocando anche la separazione delle carriere. Ancora più perentorio il forzista Maurizio Gasparri: «È scandaloso che la magistratura, per un puro spirito di autodifesa, non abbia aperto fascicoli o assunto iniziative su questa vicenda sconcertante. Si profila con certezza l’attentato ad organi costituzionali dello Stato. Tale è il Csm», dice. «E nella fattispecie sono anche applicabili le norme che colpiscono le associazioni segrete. Tale è infatti il lavorio condotto da magistrati e giornalisti all’insaputa di tutti», insiste Gasparri, giocando di spondo col collega di partito Francesco Giro, che definisce «gravissimi» i fatti emersi dalle intercettazioni. Non solo, Giro è convinto che i documenti depositati gettino «finalmente una luce sul golpe bianco contro Silvio Berlusconi e sulla sua ignobile decadenza da senatore». Per il senatore azzurro, «oggi come allora l’obiettivo è quello di abbattere l’avversario e leader del centrodestra con l’uso politico della giustizia, Berlusconi, Salvini e magari anche Giorgia Meloni». La politica cerca la propria rivincita su un potere concorrente e chi può si toglie quelache sassolino dalla scarpa. «Già nel 2001 era chiaro l’assoluto e patologico dominio delle correnti nella magistratura, la politicizzazione di una parte dei magistrati che usa l’enorme potere a sua disposizione come una clava politica», dice adesso l’ex ministro della Giustizia leghista Roberto Castelli. «Noi lo sapevamo e lo denunciavamo e ora è sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vederlo. Ma mi sembra che molti vogliano coprire la verità», insiste.Ma adesso non è più il 2001, e dopo andrea Orlando e Walter Verini, anche il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha preso ufficialmente posizione. «In tempi rapidi dobbiamo arrivare ad una riforma del Csm», afferma il governatore del Lazio. «È colpa della politica non averla fatta. Quello che è accaduto è figlio della non riforma». Per la prima volta nella storia,tutte le forze parlamentari sono convinte della necessità di mettere mano all’Autogoverno, persino la il partito più vicino ai pm, il Movimento 5 Stelle. Il processo di riforma inizia oggi, sempre che alla fine la montagna non partorisca il topolino.