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Pochi magistrati, troppi carichi pendenti e poca fiducia nell'indipendenza di giudici e pm. È questo la fotografia che emerge dal quadro di valutazione della giustizia 2016, stilato dalla Commissione europea, che evidenzia un rapporto "ostile" tra la cittadinanza e la magistratura, percepita come lontana, schiacciata dalle pressioni politiche o dagli interessi economici, e dove l'accesso ad un giusto processo sembra essere cancellato dall'eccessiva durata dei procedimenti e dai pochi soldi investiti nel gratuito patrocinio. Una percezione che si scontra con le difficoltà, oggettive, degli stessi magistrati, costretti a smaltire, con pochi uomini a disposizione, un carico di lavoro impressionante. Il rapporto, infatti, mette in evidenza il primato del nostro paese in fatto di contenziosi civili e commerciali pendenti, assieme a paesi come Ucraina, Turchia, Russia, Grecia e Romania. «La preoccupante disfunzione italiana -? si legge in un commento dell'Anm al rapporto dello scorso anno - è dovuta al gran numero di affari entranti rispetto a quelli smaltiti, che allunga i tempi di pendenza dei procedimenti. L'elevata produttività dei magistrati italiani non è sufficiente ad arginare un fenomeno di cronica lentezza del sistema».Il problema è «strutturale» e richiede «interventi globali di sistema». Nel 2012, in Italia risultavano pendenti in primo grado 4.986.193 processi civili, a fronte di una media europea pari a 719.893. I giudici civili, però, in primo grado sono riusciti a definire, nel 2012, 4.346.215 pendenze rispetto a 4.010.588 sopravvenienze, guadagnandosi il terzo posto in Europa per affari definiti. Anche il carico penale è tra i più elevati: 1 milione e mezzo di procedimenti, a fronte di una media europea di circa 340mila processi. E nonostante l'elevata produttività, sono ancora troppi i procedimenti in sospeso, con tempi lunghissimi rispetto alla media europea: 370 giorni contro 146, secondi solo alla Russia (387). Ma il nostro paese è anche poco accessibile. On line, innanzitutto, in barba alla semplificazione, ma anche per quanto riguarda l'accesso alla giustizia dei ceti più disagiati, nonostante l'articolo 47 della Carta dei diritti fondamentali dell'Ue. Le somme destinate al gratuito patrocinio, infatti, sono inferiori ai 5 euro a cittadino, una miseria, insomma. E, in generale, la spesa totale delle amministrazioni pubbliche per i tribunali tende a scendere, assestandosi a meno di 100 euro a testa, contro i 180 spesi dal Lussemburgo, primo in classifica. Il tutto con circa dieci giudici ogni 100mila abitanti, tra gli ultimi posti in Europa, mentre il record è della Svizzera, che ne conta circa 50 ogni 100mila. Poche persone e troppo lavoro non può che tradursi in affanno e poco tempo a disposizione per corsi di formazione: a parte quella iniziale, l'Italia non ne organizza, contrariamente agli altri paesi, dove ci si aggiorna sugli strumenti informatici e sulle gestioni specializzate. E qui si arriva al tasto dolente: l'indipendenza dei magistrati. Solo il 2% circa degli italiani ci crede, mentre una grossa fetta della popolazione, circa il 60%, ha espresso un giudizio piuttosto o molto insoddisfacente. Prevalentemente a insospettire gli italiani sono questioni relative alle interferenze o alle pressioni da parte del governo o di politici ma anche per interessi economici e di altra natura. Ma i magistrati sono convinti del contrario: nove su dieci si promuovono.