Un ordine del giorno al Cura Italia per chiedere di intervenire sulla normativa che prevede il processo da remoto, recependo le osservazioni sollevate dalla Commissione giustizia. A presentarlo domani in aula sarà il deputato di Forza Italia Enrico Costa che chiede di escludere dalle udienze da remoto attività istruttoria, discussione e produzioni documentali. L’ordine del giorno prevede anche un impegno del governo a non utilizzare il processo da remoto oltre il 30 giugno e a respingere eventuali proposte parlamentari di proroga, nonché garanzie su un suo utilizzo limitato esclusivamente all’attuale emergenza. «Sono paletti molto chiari e netti», spiega Costa al Dubbio, che incontrerebbero anche il favore del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. «Ha capito che un processo fuori dalle aule è un sistema che non sta in piedi - ha aggiunto l’ex ministro -, quindi provvederà, molto probabilmente, a sfrondare la norma, si spera eliminando quelle parti che sviliscono il processo». Forza Italia aveva chiesto - con tre diversi emendamenti, caduti con la fiducia posta dal Governo alla Camera - la soppressione del processo da remoto, uno slittamento dell’entrata in vigore della normativa sulle intercettazioni e un allineamento della disciplina della custodia cautelare alle nuove norme sulla detenzione domiciliare, «perché non si capisce perché chi ha 18 mesi da scontare esce con il braccialetto elettronico e chi invece è in custodia cautelare e si vede congelare i termini 10 giorni prima della scadenza e non può uscire, magari per lo stesso reato. Chiaramente vengono esclusi i reati ostativi, ma ci vuole un minimo di ragionevolezza nelle norme, mentre qui sembra che il presunto innocente sia più duramente colpito rispetto a chi ha una condanna definitiva». Sulle intercettazioni il Governo aveva dato parere favorevole, ma toccherà attendere il primo provvedimento utile per ridiscutere i termini. Sul processo da remoto, invece, Forza Italia ha condotto una battaglia in Commissione che ha portato ad un parere della stessa, «che di fatto - ha commentato Costa - sancisce la morte del processo da remoto». Le condizioni sono, infatti, quelle inseriti nell’odg proposto da Costa e potrebbero essere discusse con il prossimo decreto - quello annunciato dal premier Giuseppe Conte. Ma l'ex ministro ha chiesto anche - per il momento senza successo - di poter visionare la risposta inviata da Bonafede al Garante della privacy Antonello Soro, che ha chiesto chiarimenti sulle piattaforme utilizzate per il processo da remoto, lamentando il mancato coinvolgimento nella formulazione della norma. «Nel farlo hanno omesso di sentire il Garante - ha sottolineato Costa -, contravvenendo alla norma che impone la sua consultazione per atti normativi del genere. Una cosa molto grave».