L’ex comandante del carcere minorile di Milano ‘Cesare Beccaria‘, Francesco Ferone, può tornare a lavorare, ma solo in ufficio. Lo ha deciso la gip di Milano, Stefania Donadeo, all’esito degli interrogatori di garanzia con i 21 agenti di polizia penitenziaria arrestati nell’inchiesta sugli abusi e le torture nei confronti di detenuti minorenni.

Le condotte contestate a Ferone

Il 48enne, indagato per falso con l’accusa di aver “coperto le condotte violente” dei suoi sottoposti, può rientrare in servizio con un ruolo non operativo ma amministrativo presso l’Ufficio penale di esecuzione esterna (Uepe). Su otto agenti impediti al lavoro dal giorno degli arresti (22 aprile,) per altri 3 indagati per falso, condotte omissive la gip ha attenuato la «sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio» limitandola al solo lavoro all’interno dell’Istituto penale minorile. Per un quinto agente, accusato anche del caso di tentata violenza sessuale per una presunta molestia su un detenuto l’8 novembre 2023, la misura è stata totalmente revocata.

Le sospensioni dal lavoro erano state disposte in particolare per impedire l’inquinamento delle prove all’interno del carcere da parte degli agenti coinvolti nell’indagine delle pm Rosaria Stagnaro, Cecilia Vassena e l’aggiunto Letizia Mannella. Ora quel pericolo – è il ragionamento della giudice – sarebbe venuto meno.