Due segnali chiari. Il primo lo invia Alfonso Bonafede. Con l’ampia intervista al Sole- 24Ore di ieri disegna i contorni del nuovo processo civile. L’altra metà del cielo, quello non coperto dalle nubi del dissenso. «Andrà in Consiglio dei ministri la settimana prossima», conferma il guardasigilli. Vuol dire che sul nuovo rito per le cause dinanzi al giudice monocratico, che introduce limiti alle parti pur senza precludere in assoluto le loro istruttorie, si potrà discutere a breve in Senato. È l’implicita dichiarazione di impraticabilità per il campo più accidentato, quello della riforma penale: se il ministro della Giustizia si dispone a mandare in Parlamento il dossier meno controverso, è perché l’altro, il penale, ora è davvero devastato dalle tensioni.

Il secondo segnale viene dal Pd. Da Andrea Orlando e non solo da lui. Si deve partire dall’intervista che il precedessore di Bonafede e numero due del Nazareno ha concesso giovedì a Repubblica. Dice testualmente che «il rinvio» della norma Bonafede «conviene a tutti perché sennò si rischia di discutere la riforma in aula senza una posizione comune sulla prescrizione». E ancora, sempre sull’opportunità di fermare ora i giochi e trovare un accordo su un processo dai «tempi certi», Orlando si chiede: «Conviene rischiare di andare divisi su un tema che si riproporrà nell’approvazione della riforma del processo? ». È il dettaglio un po’ sottovalutato di tutta la partita. Vuol dire che il partito di Zingaretti e Orlando non voterà la legge Costa, presentata dal deputato di FI per abrogare tout court la nuova prescrizione di Bonafede. Non lo farà per non lasciarsi additare come il partito scivolato dal conflitto con Berlusconi sulla giustizia al sostegno di una proposta berlusconiana sulla prescrizione. E ancora, dal punto di vista del Nazareno neppure avrebbe senso inserire il rinvio della prescrizione nel milleproroghe. Se non si trova la convergenza con Bonafede su un limite insuperabile per la durata delle fasi processuali, il Pd lascerà che il ddl penale venga deliberato in Consiglio dei ministri e presentato a Montecitorio. Ed è lì — come già lascia intuire Orlando — che i dem proporranno la prescrizione processuale rifiutata dai 5 Stelle. La voterebbero con l’opposizione, certo. E sarebbero comunque accusati di intelligenza con il nemico berlusconiano. Con una differenza: a quel punto l’alleato grillino non potrebbe accusare i democratici di negare agli italiani la riforma che velocizza i processi. Sarebbe piuttosto il Movimento a dover scegliere se approvare un ddl che ha intanto assorbito i correttivi del Pd al blocca- prescrizione. Sarebbero i 5 Stelle, a quel punto, a doversi assumere la responsabilità di cestinare una riforma disegnata, per il resto, proprio da un loro ministro, ossia da Bonafede. È una sfida tattica a sfinire l’alleato. Dietro la stessa mossa con cui Bonafede ha deciso di separare il destino della riforma civile dal ddl delega sul penale s’intravede anche la consapevolezza del ministro che sul secondo dei due dossier può finire in minoranza alla Camera. Poi certo, quando, all’inizio del nuovo anno la nuova prescrizione sarà entrata in vigore e i dem tenteranno la rivincita postuma, l’ombra della crisi di governo potrebbe allungarsi di nuovo. Ma il Pd, in queste ore, ha capito che difficilmente il premier Giuseppe Conte metterà nell’angolo Bonafede sulla prescrizione. E che dunque la partita andrà comunque regolata più avanti.

Il guardasigilli a sua volta mostra serenità e anzi ha parole distensive persino per chi, come l’Unione Camere penali, è fiero oppositore del blocca- prescrizione. Da un convegno su “Le Corti fiorentine” organizzato ieri dalla Camera civile del capoluogo toscano, assicura di rispettare «l’opinione dei penalisti» ma anche di conoscerne la «divergenza di opinioni sulla prescrizione. Anche con le Camere penali», ricorda, «ho cercato di lavorare sui punti su cui potevamo trovarci d’accordo: la riforma penale è frutto di un tavolo con avvocati e magistrati che ha coinvolto anche le Camere penali, con cui non ho mai smesso di cercare il dialogo perché ho nei loro confronti grande rispetto e stima». Conferma che Bonafede è tanto integralista nelle opzioni politiche quanto aperto al dialogo. Il che certo non disarma la battaglia dell’Ucpi, che lunedì a Roma presenterà una campagna social sulla prescrizione insieme con l’agenzia di comunicazione “The Skill”. «Speriamo di convincere Bonafede e Conte a sospendere l’entrata in vigore della norma», spiega in una nota l’associazione presieduta da Gian Domenico Caiazza. Ma a questo punto è più probabile che l’impegno dei penalisti fornisca ulteriori argomenti al Pd per la sfida in arrivo, tra qualche settimana, direttamente in Parlamento.