È un “grido di dolore” l’intervento del giudice Tommasina Cotroneo, in servizio presso l’ufficio Gip del tribunale di Reggio Calabria, durante l’ultimo Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati. Destinatari di quello che può ben definirsi un cahiers de doléances sulla ormai cronica carenza di personale negli uffici giudiziari calabresi, oltre i vertici dell’Anm, i componenti del Consiglio superiore della magistratura.Ma, va detto subito, l’intervento della Cotroneo è anche una amara riflessione sullo stato della giustizia in quella regione d’Italia da tempo nota ai più solo per le cronache criminali.Attualmente, riprendendo i dati riportati nella relazione della Commissione parlamentare antimafia sulla situazione degli uffici giudiziari in Calabria, approvata il 27.4.2016, la scopertura di magistrati giudicanti è di circa il 25%. Del 15 % per i magistrati del pubblico ministero.Per fare un confronto, a Roma per ogni pubblico ministero ci sono 3,79 giudici, a Milano 3,41, a Napoli 2,98, a Reggio Calabria 1,66, calcolando in questi numeri anche i magistrati delle sezioni civili.Il tribunale di Reggio Calabria ha un organico di 50 magistrati: 43 giudici, 6 presidenti di sezione, un presidente del tribunale. Al momento sono presenti 33 giudici, 6 presidenti di sezione ed il presidente del tribunale. Sono applicati, extra distretto, anche 3 magistrati. La scopertura è del 20,8%.In procura a Reggio Calabria, invece, oltre al procuratore Federico Cafiero de Raho, ci sono 2 procuratori aggiunti invece dei 3 in organico, e 19 sostituti procuratori invece dei 26 previsti. Di questi 19, alcuni sono in attesa di essere trasferiti, altri hanno domande di trasferimento pendenti.La carenza dei cancellieri è del 20% (8 vacanze su 42 in organico), mentre quella dei funzionari amministrativi supera il 36% (13 vacanze su 36 in organico).Nel civile la situazione non è migliore, anzi: quanto ai cancellieri, la percentuale di scopertura è pari al 40% (6 vacanze su 15 in organico), per i funzionari amministrativi è pari addirittura al 54% circa (7 vacanze su 13 in organico).Tornado alle toghe, gli organici sono per la maggior parte coperti da magistrati ordinari in tirocinio, quelli che un tempo si chiamavano uditori giudiziari con funzioni. Magistrati di prima nomina che, appena maturano il periodo minimo di permanenza, di solito coincidente con la prima valutazione di professionalità, fanno subito domanda per sedi lavorative più gradite. Tranne rare eccezioni. Questo continuo turn over ha un duplice deleterio effetto: da un lato la ricorrente scopertura di organico, dall’altro l’assenza di magistrati con anzianità necessaria per svolgere determinate funzioni come quelle presso l’ufficio Gip-Gup per le quali è richiesta almeno la prima valutazione di professionalità e l’esercizio per un biennio delle funzioni penali.Per risolvere questa situazione endemica, alcune soluzione sono di facile realizzazione da parte del Csm: la rapida copertura dei posti direttivi e semidirettivi, rinnovare le applicazioni extradistrettuali, pubblicare i posti vacanti.Ma, visti i precedenti, l’unica soluzione veramente efficace sarebbe, come dice il giudice Cotroneo, prevedere degli adeguati incentivi economici che possano rendere appetibile fare servizio presso i tribunali calabresi.Una sorta di “bonus Calabria” che può contribuire ad arrestare il continuo esodo delle toghe, garantendo quindi stabilità agli uffici e continuità processuale. Si pensi solamente al numero dei dibattimenti, infatti, che devono essere rinnovati dal momento che il giudice viene trasferito altrove. Con conseguenti costi per tutta la collettività.Considerando che alla procura di Catanzaro si è recentemente insediato Nicola Gratteri, da sempre in buoni rapporti con Matteo Renzi, non è da escludere che il governo non voglia prendere in considerazione questa proposta. Senza ricordargli, però, che il primo a prevedere l’incentivo economico fu proprio Massimo D’Alema durante la sua permanenza a Palazzo Chigi.Una riflessione è d’obbligo. Cosa accadrebbe agli altri dipendenti pubblici che lavorano in Calabria? Ad esempio quelli del comparto sicurezza e difesa? Perché, in caso ai magistrati dovesse essere corrisposto un emolumento aggiuntivo affinché prestino servizio in Calabria, sicuramente tale rivendicazione sarebbe fatta propria anche da Polizia e Carabinieri. E non sono questi tempi di vacche grasse per il bilancio dello Stato.