“Un anno senza te” è il titolo di un evento organizzato dall’Osservatorio Lucio Bertè che si terrà lunedì prossimo, 21 dicembre, alle 20 e 30 tramite webinar. Ha un doppio significato: un anno senza il militante radicale scomparso il 24 dicembre del 2019, ma è anche un anno che in quasi tutte le carceri lombarde i minori di 12 anni non svolgono più i colloqui in persona con i genitori reclusi. Ed è proprio di questo che parleranno, assieme alla partecipazione di Rita Bernardini del Partito Radicale e presidente di Nessuno Tocchi Caino, Luigi Pagano, già Provveditore lombardo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, e Lia Sacerdote, presidente di” Bambini Senza Sbarre”.

Ricordiamo che l'Osservatorio, dedicato appunto al militante radicale Lucio Bertè, scomparso oramai un anno fa e da sempre impegnato nella difesa dei diritti del detenuto ignoto, si propone di monitorare le condizioni delle carceri lombarde nello spirito della storica battaglia di Marco Pannella ' Spes contra Spem', attraverso la partecipazione delle diverse anime radicali del territorio accomunate dall'intento di tenere accesa l'attenzione sulle condizioni della comunità carceraria e sulle sue criticità. Il tutto sotto l’ala dell’associazione Nessuno Tocchi Caino. E non è quindi un caso che si occupino anche dell’affettività in carcere. In questa pandemia è negata soprattutto ai minori, i quali inevitabilmente subiscono una ripercussione psicologica non indifferente. Che fare quindi? Da qui l’iniziativa di spedire, lunedì prossimo, una lettera al Provveditore Dap Lombardia e a tutti i direttori delle carceri Lombarde. La lettera propone l'adozione di un protocollo per attivare una serie di colloqui telefonici quotidiani, fra i minori e i genitori detenuti, ai quali è impedita - in questo periodo - qualsiasi visita.

Questa proposta elaborata nella lettera nasce sulla scorta di un’esperienza già fatta dall’avvocata e componente dell’Osservatorio Simona Giannetti, per la minore figlia di un suo assistito detenuto. Per questo ha pensato che sia doveroso estenderla a tutti i minori. La proposta è innovativa, ma in realtà si adegua perfettamente su ciò che è scritto sulla Carta dei Diritti dei figli dei genitori detenuti dove il ministro della Giustizia si impegna a favorire il mantenimento dei rapporti tra i genitori detenuti e i loro figli nella salvaguardia dell’interesse del minore; a promuovere provvedimenti, che tengano conto della necessità della relazione genitoriale e affettiva di questi minori senza creare stigmatizzazioni o discriminazioni; a tutelare il diritto dei minori al legame continuativo e affettivo con il genitore anche se sia detenuto. Non solo, nella lettera si fa anche una osservazione importante: è previsto che i contatti aggiuntivi ( elefonia mobile, chat e webcam), riconosciuti nella Carta dei Diritti dei figli di genitori detenuti, non sono considerati “premi”, assegnati in base al comportamento del detenuto, in quanto – si sottolinea nella lettera dell’osservatorio Lucio Bertè - «esclusivamente rivolti alla tutela del diritto del minore: per questo motivo dovranno essere riconosciuti a tutti i detenuti, anche a coloro che si trovino in regimi di alta sorveglianza. L’obiettivo è la tutela del minore, della sua salute, del diritto di affettività col genitore, della non discriminazione rispetto ai coetanei».

Quindi cosa si propone per garantire l’affettività recisa a causa della pandemia? L’attivazione di un protocollo che preveda almeno 5 colloqui telefonici aggiuntivi a settimana per i minori da utilizzare con il genitore, secondo tempi e modalità previste dal singolo Istituto Penitenziario. Sempre secondo la proposta dell’osservatorio, il genitore detenuto, avvisato con una circolare del carcere, potrà farne richiesta e ottenerne l’autorizzazione senza ritardo: l’osservatorio ci tiene a sottolineare che l’autorizzazione non dovrà avere fonte discrezionale ma riguardare tutti i figli dei detenuti, che sono inibiti al colloquio in presenza.

«Sollecitiamo – scrive l’osservatorio Bertè nella lettera sottoscritta anche da Rita Bernardini e Luigi Pagano - che la realizzazione del presente protocollo, in attuazione del sopra citato art. 3 della Carta dei Diritti dei figli di genitori detenuti, avvenga senza ritardo nell’interesse supremo dei minori coinvolti, che per le festività natalizie potranno fin da subito iniziare a usufruire della restituzione del loro Diritto alla continuità affettiva col genitore». Ovviamente, come precisa sempre l’osservatorio, il protocollo dovrà restare in vigore per tutto il tempo in cui i colloqui saranno vietati in presenza. Si rimarca il fatto che i colloqui telefonici aggiuntivi non dovranno essere concessi come premio, cioè con riguardo al comportamento del detenuto, ma automatici. La colpa dei padri non può ricadere su quella dei figli piccoli. I bambini non devono scontare alcuna pena.

IL RADICALE LUCIO BERTÈ