La carenza di personale nella Procura di Piacenza, che ha portato alla chiusura temporanea di alcuni uffici, preoccupa i cittadini, gli avvocati, ma anche i magistrati. Il Procuratore generale facente funzioni presso la Corte d’appello di Bologna, Lucia Musti, conosce bene la situazione e da tempo si sta impegnando per trovare una soluzione. La magistratura e l’avvocatura piacentina stanno inoltre facendo fronte comune. «Sicuramente – dice - c’è condivisione. Ma voglio apportare una correzione. Il termine vicinanza, espresso dalla Camera penale di Piacenza (si veda Il Dubbio dell’11 agosto, ndr) lo trovo poco appropriato in relazione alla situazione di cui stiamo parlando, ma non perché sia sbagliato. Il termine vicinanza mi fa venire in mente un lutto o qualcos’altro che ha un impatto emotivo o che concerne la sfera esistenziale. La mia attenzione, rispetto a quanto sta avvenendo a Piacenza, si determina con dei fatti, dato che stiamo parlando della grave carenza di organico di una Procura della Repubblica». L’emergenza che si vive nella città emiliana non è di questi giorni, ma parte da lontano. «Le criticità del personale amministrativo dell’ufficio requirente piacentino – afferma Lucia Musti - sono note alla Procura generale di Bologna già dall’11 gennaio 2021, quando venne fatta la prima segnalazione del Procuratore di Piacenza. Dopo questa segnalazione, vi è stata un’altra dell’8 agosto 2021 a cui hanno fatto seguito ulteriori segnalazioni nel corrente anno. Tutte le segnalazioni sono state prese in esame da me in tempo reale. Dalla lettura di tutte le segnalazioni si desume come la situazione sia andata incontro ad un progressivo peggioramento. Da ciò si spiega il provvedimento del Procuratore di Piacenza che ha avuto risonanza mediatica».

Cosa dice la procura generale sul caso Piacenza

Dalla Procura generale è stata evidenziata sin dal primo momento «l’imprescindibilità di un intervento urgente del ministero della Giustizia». «Ogni eventuale temporaneo spostamento di personale – spiega il Procuratore generale di Bologna - all’interno del distretto dell’Emilia Romagna, come sollecitato dal Procuratore, non sarebbe risolutivo per affrontare la criticità della carenza di personale amministrativo di Piacenza, considerato che tutti gli uffici requirenti della regione, compresa la Procura generale, sono destinati a breve a vedere aumentata la scopertura di organico. Ciò consegue a causa sia dei preannunciati collocamenti a riposo, sia degli spostamenti dei dipendenti che cambieranno qualifica per essere risultati vincitori di concorsi interni o che cambieranno addirittura Amministrazione per avere partecipato ad altre selezioni. Per questo motivo la Procura generale non ha potuto accogliere le richieste, seppur legittime, di distacco del personale». «Non avrebbe avuto senso spostare risorse umane da una Procura, che è già in sofferenza, presso un’altra Procura di distretto. Se io avessi in tutte le Procure del distretto, che sono dieci, l’organico al completo il problema non si porrebbe e potrei procedere ai distacchi. Pertanto, non ho potuto soddisfare alle richieste del Procuratore di Piacenza. A ciò si aggiunga anche un altro intervento che mi ha riguardato, che ha un legame molto stretto rispetto al funzionamento degli uffici. Come Procuratore generale, mi sono interessata al ripianamento delle aliquote delle Sezioni di polizia giudiziaria, che forniscono un supporto prezioso per i pubblici ministeri. L’intervento ha riguardato tutto il distretto. Il mio metodo di lavoro si basa sul coinvolgimento totale dei Procuratori. La comunione d’intenti e la condivisione sono formule vincenti». La speranza è che le richieste di intervento fatte al ministero della Giustizia vengano prese in considerazione e che ci siano interventi mirati. «È bene – aggiunge Musti - evidenziare un aspetto. Un importante concorso degli assistenti giudiziari risale a circa cinque-sei anni fa. Ho chiesto al ministero di voler proseguire l’intensa politica assunzionale avviata e di prevedere selezioni per tutte le qualifiche del personale amministrativo. Riempire il ruolo dei funzionari, svuotando quello degli assistenti è un controsenso. Occorre prevedere selezioni per tutte le qualifiche del personale amministrativo, tenendo conto delle diverse scoperture che si stanno verificando negli uffici giudiziari, compresa la Procura Generale dell’Emilia Romagna». Alle criticità legate alla carenza di personale si aggiungono le esigenze legate al controllo del territorio. In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario il Procuratore generale di Bologna ha usato parole inequivocabili a proposito delle infiltrazioni della grande criminalità organizzata. «Nel distretto della Corte d’appello dell’Emilia Romagna – conclude Lucia Musti - si celebrano importanti processi di mafia. Si svolgono processi legati alla criminalità economica molto complessi. L’Emilia Romagna è, ormai, a tutti gli effetti un “Distretto di mafia” sulla base di nove sentenze passate in giudicato da cui si evince la presenza di una potente mafia imprenditrice. Mi riferisco alla ‘ndrangheta. L’Emilia Romagna è una regione che contribuisce all’innalzamento del pil nazionale. Il suo tessuto imprenditoriale e l’economia attirano non pochi interessi criminali. I processi di criminalità mafiosa e di criminalità economica impegnano la magistratura e le forze dell’ordine in maniera notevole. Per non parlare delle stragi che hanno interessato il nostro territorio. Le piante organiche degli uffici giudiziari del distretto dell’Emilia Romagna dovrebbero pertanto essere adeguate a questa complessa realtà. È nostro dovere dare delle risposte».