«La professione è cambiata ed è logico che si modifichino i doveri in relazione all’evoluzione del sistema giustizia»

Gianluigi Gambogi ( ordinario, “full Professor of Law”, di Diritto penale U. P. M. Università di Diritto internazionale di Milano) è il curatore, con Sergio Paparo ( coordinatore dell’Organismo congressuale forense) e Guido Viciconte, del libro “La legge professionale forense” ( ed. Giuffrè Francis Lefevbre)”. Il volume presenta un commento sistematico alla legge n. 247/ 2012 e ai successivi regolamenti di attuazione e si è avvalso anche del contributo degli avvocati Alessandra Bayon Salazar, Marina Smeralda Caini, Orsola Cortesini, Roberto Nannelli, Cosimo Papini e Francesco Singlitico.

La normativa plasmata nel 2012 continua ad essere il faro per una professione tanto delicata quanto complicata. «La professione dell’avvocato - dice al Dubbio Gianluca Gambogi - è davvero sempre più difficile e la legge professionale indica i valori ai quali dobbiamo ispirarci, oltre naturalmente a evidenziare i precisi doveri che incombono su tutti coloro che hanno l’onore di indossare la toga. A quasi dieci anni dall’entrata in vigore della normativa, con Sergio Paparo, con Gaetano Viciconte e con gli altri collaboratori, abbiamo pensato che fosse venuto il momento di commentare, articolo per articolo, la normativa medesima non foss’altro per dar conto anche dei numerosi regolamenti attuativi e della giurisprudenza che nel frattempo si è formata». Un lavoro editoriale che non si rivolge soltanto agli avvocati, ma a tutti i protagonisti della giurisdizione. «Il volume – commenta Gambogi - è rivolto non soltanto a tutti i colleghi, ai quali la disciplina dell’ordinamento si applica, ma anche a tutti coloro che entrano in contatto con tale ordinamento e che necessitano, quindi, di conoscere le regole del medesimo. Penso, prima di tutto, ai magistrati e, in particolare, ai dirigenti degli Uffici giudiziari non foss’altro per i rapporti istituzionali che devono mantenere con le istituzioni forensi alle quali è dedicato un significativo approfondimento nel libro».

I doveri dell’avvocato sono cambiati rispetto al passato? «Il nucleo centrale dei doveri dell’avvocato è molto solido ed ha radici profonde», evidenzia Gambogi, che rimarca un aspetto molte volte posto su un piano secondario: il decoro professionale. «Anche rileggendo attentamente la normativa professionale del 1933 – aggiunge - troviamo quei riferimenti alla dignità e al decoro professionale che devono essere sempre mantenuti anche al di fuori dello studio e nella vita privata. Dignità, decoro, competenza professionale, aggiornamento, che ritroviamo nella legge professionale oggi in vigore, la quale deve essere ovviamente letta in combinato con il Codice deontologico forense pubblicato nella G. U. n. 241 del 16 ottobre 2014. È evidente che la professione è cambiata e sta cambiando ed è perfettamente logico, quindi, e questo ben si comprende anche dall’attenta analisi della giurisprudenza del Cnf, che i doveri dell’avvocato si modifichino in relazione all’evoluzione del sistema giustizia e della professione».

A proposito dei cambiamenti che hanno interessato la professione forense, il curatore del libro sulla legge professionale forense è convinto che gli ultimi vent’anni hanno determinato diverse rivoluzioni. «Basterebbe – afferma - pensare a quanto hanno inciso le mail nell’organizzazione quotidiana dello studio. Rispetto alla fine del secolo scorso e agli inizi degli anni 2000 le telefonate in studio sono diminuite, così come la posta ordinaria. Lo sviluppo della posta elettronica, infatti, ha reso tutto molto più veloce e immediato. Le mail, infatti, consentono, vorrei direi impongono, confronti ancor più immediati con i clienti. Senza considerare che quando ho iniziato la professione le ricerche di giurisprudenza venivano fatte sui repertori cartacei, mentre oggi i nostri giovani avvocati e i praticanti effettuano le stesse ricerche direttamente sulle banche dati. A questo si aggiunge, con riferimento al processo civile, il cambiamento epocale dovuto all’introduzione del cosiddetto “processo telematico”». Le innovazioni sono destinate a essere la quotidianità per chi indossa la toga. «L’innovazione tecnologica – conclude Gambogi presto sarà a regime anche per il procedimento penale, rispetto al quale, per il momento, vi sono delle novità significative relative ai depositi telematici di determinati atti. Insomma, non può esservi dubbio sul fatto che tornando indietro di vent’anni e ripensando a com’era la professione in quel periodo, credo nessuno possa smentire il profondo cambiamento che si è registrato. Addirittura, ipotizzando il futuro, non è così eretico pensare che l’avvocato che verrà avrà tutto lo studio, si pensi alle udienze telematiche, alle sessioni da remoto con i clienti, ai fascicoli telematici, sotto il controllo del suo pc».