Ci sarà anche stato un riavvicinamento tra Renzi e l'Associazione magistrati. Ma questo non basta a far cambiare idea al governo, e al Pd, su una questione: il trattenimento in servizio dei giudici. Il decreto che proroga i termini per il pensionamento dei vertici della Cassazione non sarà modificato dalla Camera. Non sul nodo della proroga, che resta solo per la Suprema corte e per le figure apicali di tutte le alte magistrature. Sono state respinte in commissione Giustizia le modifiche che prevedevano di innalzare di nuovo, e per tutti i giudici, l'età della pensione: da 70 a, almeno, 72 anni. Sul punto non ci sono più dubbi: ieri il provvedimento di conversione è approdato nell'Aula di Montecitorio, oggi si dovrebbe passare alle votazioni. A sciogliere le ultime incertezze è stato il parere favorevole al decreto emesso dalla commissione Affari costituzionali. Sono stati ritenuti implausibili i dubbi di costituzionalità avanzati dall'Anm e dallo stesso Consiglio superiore della magistratura.Il parere della prima CommissioneNel documento la prima commissione fa propria la relazione illustrativa del provvedimento: in particolare nel passaggio in cui segnala «l'esigenza di 'assicurare la continuità degli incarichi apicali direttivi superiori e direttivi presso la Corte di Cassazione e la Procura generale'». Sempre la Prima commissione della Camera sposa le tesi del relatore a proposito del contestato articolo 5, teso a «salvaguardare la funzionalità degli uffici giudiziari superiori, con particolare riguardo agli apicali, che si renderebbero vacanti nell'anno 2017». La continuità, si conviene nel via libera della commissione Affari costituzionali, «è necessaria 'in ragione delle molteplici iniziative di riforma intraprese per la definizione dell'elevato contenzioso pendente'» presso la Suprema Corte.Ferranti: difficile il dietrofrontUn via libera che mette definitivamente fine alle discussioni in commissione Giustizia. Ieri sera dunque il provvedimento è stato illustrato in Aula dal relatore. Che non è un deputato qualsiasi: si tratta di David Ermini, responsabile Giustizia del Pd. Il fatto stesso di avergli affidato l'incarico dimostra quanto Renzi considerasse delicata la questione. Anche a Montecitorio ha vinto la tesi secondo cui la necessità del decreto trova ragione proprio nella peculiarità dell'emergenza in Cassazione. I problemi di costituzionalità sarebbero sorti proprio qualora, in sede di conversione, la misura fosse stata estesa a una platea più ampia di magistrati. «Si trattava di compiere un ripensamento rispetto alla riforma della pubblica amministrazione firmata dal ministro Madia. », nota la presidente della commissione Giustizia Donatella Ferranti. «Con quella misura si è passati dal limite dei 75 anni a quello dei 70 non solo per i magistrati, ma anche per altre categorie apicali come i professori universitari, i primari e i presidi. Evidentemente non poteva essere un decreto lo strumento per compiere una simile inversione, né la si poteva limitare ai magistrati». D'altronde Ferranti non è convinta che ritardare di nuovo il pensionamento di tutte le toghe sia la soluzione per rimediare alle scoperture negli uffici giudiziari. «All'Anm ho detto che a mio parere sarebbe preferibile ripensare i tempi di accesso alla magistratura ordinaria. E fare in modo che si arrivi a indossare la toga a un'età almeno un po' più bassa rispetto alla media attuale». Con la riforma Castelli del 2006, ricorda la presidente della commissione Giustizia, «si è stravolto il principio stesso del concorso in magistratura. Che non diventa un concorso di secondo grado, ma che in realtà deve essere preceduto dai due anni delle specializzazioni legali, o dall'esercizio della professione forense, e che si combina con l'accresciuta durata del percorso universitario, che ora è di 5 anni». In questo modo «non capita più quanto avvenuto a me», spiega Ferranti, che prima di entrare in Parlamento è stata magistrato inquirente, «io a 24 anni ho vinto il concorso e sono entrata in magistratura, oggi prima dei 35 anni non se ne parla. Adesso che in pensione si va a 70 anni, è chiaro che per un giudice diventerà impossibile mettere insieme 40 anni di servizio».La scelta di ridurre il tirocinioLa strada però non è quella di ritardare di nuovo il congedo dei giudici ma appunto di anticipare l'ingresso in magistratura per i giovani. Sarebbe questa la strada per venire incontro alle lamentele dell'Anm: non lo pensa solo Ferranti ma la maggior parte dei dem impegnati sulla giustizia. In attesa di correggere la riforma Castelli, con il decreto Cassazione si è ridotto il tirocinio dei giudici di prima nomina da 18 a 12 mesi. «Proprio per farli entrare il prima possibile nel pieno delle funzioni», spiega la presidente della commissione. «In questo modo entro la fine del prossimo anno avremo 700 magistrati in servizio a pieno titolo». Ma è difficile che l'Anm accolga con entusiasmo le scelte del governo e della maggioranza.