Giornata memorabile. Resa tale dalla testimonianza di una vera eroina dei diritti, che in un’ora di intervento ipnotizza ed entusiasma gli avvocati presenti nella Sala Aurora del Consiglio nazionale forense per l’evento sui “Diritti senza confini”. Phyllis Omido è un uragano di energia, ma anche una straordinaria diplomatica. È anche grazie a lei che si realizza infatti un passaggio significativo nel riconoscimento del ruolo degli avvocati nell’ambito della nuova legislatura. Dopo l’incontro al Cnf, l’attivista kenyota partecipa al colloquio istituzionale tra il presidente della Camera Roberto Fico e il vertice del massimo organismo dell’avvocatura, Andrea Mascherin. E l’eccezionalità della sua figura deve risultare, alla fine, quanto meno un ottimo auspicio rispetto alla prospettiva aperta a Montecitorio, quella di una authority per i diritti umani che la terza carica dello Stato potrebbe decidere di promuovere e che, nel caso, vedrebbe attribuito un ruolo di primo piano alla professione forense.

D’altra parte già nell’evento della mattina si definiscono i presupposti per una possibilità di dialogo, nel campo dei diritti globali, non ancora del tutto esplorata da quando si è insediato il nuovo esecutivo. Impasse inevitabil- mente legata anche alle parole con cui iò vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini aveva adombrato una «lobby degli avvocati d’ufficio» dietro i procedimenti per la rivendicazione dello status di rifugiato. A quella incursione polemica anche tecnicamente infondata aveva risposto subito lo stesso Mascherin. Il quale ieri, nel presentare Phyllis Omido agli altri relatori dell’evento, rileva subito una coincidenza: «La visita in Italia di un’attivista tanto degna di ammirazione cade al momento giusto, proprio in occasione della giornata del rifugiato». Ma è hiaro che il presidente del Cnf si riferisce implicitamente anche alle tensioni di parte del governo sul tema dei migranti, degli stranieri e dei diritti umani in generale. «Sono impressionanti i dati delle persone in cerca di un approdo: ecco, l’avvocatura può offrire non un porto ma delle porte sempre aperte a chi ha bisogno di trovare una patria dei diritti». E poi Mascherin ricorda «il dramma che può essere compreso solo se si considera il dolore di una madre costretta a separarsi, a lasciar partire un figlio spesso minore per consentirgli di andare verso un futuro di speranza. Tutti preferirebbero restare nel luogo dove sono nati». Rispetto all’urgenza di tutelare i diritti di chi invece è costretto a lasciare la propria terra dunque il diritto all’acqua e al cibo - Mascherin ricorda «il ruolo che l’avvocatura, quella italiana in particolare, svolge attraverso la propria insostituibile rete», ma anche, appunto, «l’atteggiamento di una politica che non sempre riconosce tale ruolo».

Nel corso del dibattito però l’intervento del sottosegretario allo Sviluppo economico Andrea Cioffi, esponente del Movimento cinquestelle, offre un profilo diverso della maggioranza di governo, che il presidente del Cnf non tarda a cogliere: «Come avvocatura offriamo la nostra piena collaborazione, siamo a disposizione di chi la pensa come il sottosegretario». Anche se, di Cioffi, Mascherin contesta l’affermazione secondo cui «i 250mila avvocati sono troppi ed è inevitabile che una parte di loro debba guardare a un lavoro diverso». Il vertice del massimo organismo dell’avvocatura ricorda che «il numero degli iscritti all’albo va considerato eventualmente un problema solo interno alla categoria, costretta certo a fare i conti con un mercato che si restringe e che con l’alto numero di iscritti determina una contrazione in termini di condizione economica. Ma non può trattarsi di un problema generale», aggiunge Mascherin, «e anzi devo dire che dopo aver ascoltato le parole del ministro Salvini mi sono convinto della necessità che in Italia ci sia un numero di avvocati ancora maggiore...». Perché, al di là delle contese dialettiche, «quanto più numerosi sono coloro che possono esercitare la professione forense, tanto più lo Stato di diritto è forte».

L’INCONTRO CON LA TERZA CARICA DELLO STATO

L’altro passaggio che definisce il rapporto tra avvocatura e nuova maggioranza in maniera diversa da quanto si fosse finora intravisto è appunto l’incontro nell’ufficio del presidente della Camera Roberto Fico con lo stesso Mascherin e Phyllis Omido, a cui partecipano anche Alfonso Pecoraro Scanio e il presidente dell’Istituto per gli Studi delle politiche ambientali Maurizio Montalto. Il presidente del Cnf consegna innanzitutto alla terza carica dello Stato la relazione presentata alla sessione del G7 sul diritto all’acqua, svolta lo scorso anno a Milano, che certifica l’impegno internazionale del Consiglio forense sui diritti. Omido a sua volta si rivolge a una delle massime rappresentanze istituzionali italiane per «ringraziare il vostro Paese dello straordinario sostegno ricevuto: porto il saluto di tutto il mio popolo». È la premessa per il patto che il presidente del Cnf propone a al presidente della Camera: «L’avvocatura è a disposizione del Parlamento per ogni iniziativa che si vorrà intraprendere nel campo dei diritti umani», dice Mascherin, «e in particolare in vista dell’eventuale costituzione di un’autorità indipendente che presieda a questo impegno». Fico ricorda di aver legato la sua stessa presidenza «a un obiettivo che considero prioritario: fare in modo che nel corso della legislatura si affermi in modo sempre più chiaro e ampio il diritto all’acqua. Sono con voi», assicura a Omido e Mascherin. E ricambia la “Green Nobel”: «A mia volta porto a lei e alla sua comunità il saluto dell’Italia».

Passaggio importante. In cui trova ascolto e attenzione ai più alti vertici istituzionali un principio più volte richiamato nel corso dell’incontro al Cnf della mattina: l’affermazione dei diritti umani passa innanzitutto per la capacità di avvalersi degli strumenti giuridici esistenti. È in questo, come ricorda proprio Omido, che non si può fare a meno degli avvocati. In Italia e a livello globale.