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È stato compiuto l’ultimo passo prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale: due giorni fa il decreto ministeriale sui parametri forensi ha ottenuto la registrazione dalla Corte dei conti. Manca dunque ormai poco, prima che le modifiche al testo vigente, il decreto 55 del 2014, entrino in vigore. L’avvocatura potrà così beneficiare di una svolta in termini di riconoscimento del decoro professionale. Nell’intervento firmato dal ministro della Giustizia Andrea Orlando sono state infatti inserite correzioni alle regole sul-È la liquidazione delle prestazioni legali in sede giudiziale ( e in tutte le occasioni in cui manchi un accordo con il committente) pienamente rispettose del concetto di dignità del lavoro. In particolare, sono incisive le modifiche che eliminano ogni aleatorietà rispetto alla percentuale massima di riduzione degli importi tabellari. È stata soppressa l’espressione «di regola» che, nel testo del 2014, accompagna la disposizione secondo cui il magistrato non può diminuire le cifre oltre il 50% ( «oltre il 70% per la fase istruttoria). Attenzione che il guardasigilli ha avuto fin dalla prima stesura del decreto, trasmessa lo scorso 7 dicembre al Consiglio di Stato per il primo dei pareri necessari. Proprio Palazzo Spada, peraltro, ha poi suggerito un’ulteriore, opportuna limatura che ha eliminato ogni possibile equivoco sull’inderogabilità delle percentuali massime di riduzione.
Si tratta di una misura nata a partire dalle indicazioni inoltrate a via Arenula, poco meno di un anno fa, dal Consiglio nazionale forense. Ed è in effetti un provvedimento che realizza in pieno la sintonia e la collaborazione tra ministro della Giustizia e massimo organismo dell’avvocatura registrata negli ultimi quattro anni. Intesa del tutto analoga e consonante con quella che ha prodotto la disciplina dell’equo compenso, nata a propria volta dal tavolo di confronto istituito a via Arenula sempre con il Cnf. Il cui presidente Andrea Mascherin ricorda come il decreto sui parametri sia «in linea con l’equo compenso». Ed è così sia nello spirito con il quale entrambi gli interventi preservano il decoro della professione forense, sia perché proprio la legge su compensi e clausole vessatorie prevede che, nel rideterminare la somma dovuta all’avvocato, il giudice non possa andare al di sotto dei parametri.