«Mi aspetto che i magistrati italiani contribuiscano a squarciare il velo di ipocrisia sulla correntocrazia purtroppo ancora imperante all’interno della magistratura italiana. Basta leggere l’intervista del vice presidente del Csm, oramai scaduto in tutti i sensi, rilasciata ieri al quotidiano la Stampa, che ancora mistifica le modalità con cui era stato eletto a quella carica». Così all’AdnKronos l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara in vista dell’esito del voto per il rinnovo del Csm.
Palamara e i magistrati che non amano più il "Sistema"
«È sempre prudente attendere il responso delle urne - osserva Palamara - anche se oggi all’interno della magistratura è in sensibile aumento il numero di quei magistrati che non accettano più questo sistema che ha finito per privilegiare l’appartenenza correntizia rispetto al merito, ma obiettivamente il tempo per organizzarsi da qui alle imminenti votazioni è stato poco. Quindi penso che ancora una volta vinceranno le correnti. In ogni caso, perché ci sia una vera svolta occorre che la classe politica abbia il coraggio di introdurre il sorteggio temperato. I timori dei costituzionalisti verso l’idea del sorteggio temperato sconta un approccio prettamente teorico al problema, perché in realtà l’art.104 della Costituzione, che indubbiamente configura un meccanismo elettivo, è rispettato in quanto i magistrati eleggerebbero tra una rosa sorteggiata e rappresentativa delle diverse categorie interne alla magistratura».
Palamara e il numero di candidati per il Csm
Quanto al numero dei candidati, 87 in lizza per 20 togati da eleggere, e alla presenza fra essi anche di ’indipendentì, Palamara sottolinea: «Dare a Cesare quel che è di Cesare. Sotto questo punto di vista è un dato indubbiamente positivo perché allarga la platea dei concorrenti, tanto è vero che anche all’interno delle correnti storiche ci sono state candidature indipendenti». Infine, sulla possibilità che il nuovo Csm possa rappresentare uno spartiacque rispetto al passato, Palamara chiosa: «Voglio augurarmi che finirà il clima di odio e di vendetta che ha caratterizzato il Csm uscente spesso animato da rancori personali. Sono certo che i nuovi componenti vorranno ripristinare il rispetto delle regole sistematicamente violato da quei componenti del Csm che in questi anni hanno giudicato tanti colleghi presenti nelle mie chat pur essendo loro stessi presenti in quelle chat con richieste di raccomandazioni. Penso che i prossimi anni vedranno impegnati tanti giudici a decidere sulle richieste risarcitorie che inevitabilmente saranno intentate da chi in questi anni è stato danneggiato nella vita professionale ed economica».
Palamara attacca Scarpinato, che attacca Renzi...
«Leggo un’agenzia nella quale Scarpinato vorrebbe squalificarmi e censurarmi definendomi ex magistrato radiato dall’ordine giudiziario per indegnità e rinviato a giudizio per gravi reati. Quanto alla indegnità invito Scarpinato ad attendere i pronunciamenti della Cedu sullo sfregio dell’applicazione delle regole da parte di un Csm oramai scaduto in tutti i sensi. Quanto al mio rinvio a giudizio per gravi reati gli suggerisco di farsi una bella chiacchierata con il suo presidente Conte in merito alla figura di Fabrizio Centofanti» conclude Palamara.
Cosa aveva detto Scarpinato su Palamara
Il riferimento è alle dichiarazioni rilasciate dall'ex procuratore generale di Palermo, oggi candidato con il M5S, contro Matteo Renzi: «A pochi giorni dalle elezioni politiche nazionali del 25 settembre, Renzi che sino ad oggi non si era mai occupato della mia persona, ha sferrato un attacco nei miei confronti replicando insinuazioni calunniose e prive di alcun fondamento di Luca Palamara, ex magistrato radiato dall'ordine giudiziario per indegnità e rinviato a giudizio per gravi reati» dice Scarpinato. «Renzi è evidentemente preoccupato della costante crescita di consensi del Movimento Cinque Stelle per il quale sono candidato come senatore, attestata anche dalla straordinaria affluenza ed accoglienza popolare nelle piazze nelle quali proprio in questi giorni, parlando insieme al Presidente Conte, ho stigmatizzato il ritorno in campo come protagonisti della vita politica di personaggi già condannati per collusione con la mafia, e ho denunciato il pericolo che i fondi del Pnrr finiscano nel buco nero della corruzione, dello sperpero clientelare e di accordi spartitori tra cordate di potere e gruppi di interesse. Temi questi per i quali Renzi non mostra alcuna sensibilità, essendo piuttosto interessato a riforme finalizzate a condizionare l'indipendenza della magistratura e a ridurre il controllo di legalità sul mondo dei potenti». «Nessuna meraviglia - insiste Scarpinato - che Renzi non esiti a fare ricorso per biechi calcoli elettoralistici a tali squallidi metodi diffamatori nei confronti di chi ritiene essere temibile antagonista politico per la credibilità personale conquistata in decenni di attività al servizio dello Stato sul fronte del contrasto alla criminalità mafiosa ed ai suoi potenti complici nel mondo dei colletti bianchi. Non è un caso che la reputazione e credibilità di Renzi siano progressivamente colate a picco via via che gli italiani hanno imparato a conoscerlo come portavoce prezzolato di interessi di potenze straniere, nemico dell'assetto della Costituzione e promotore di leggi dichiarate incostituzionali che hanno contribuito a svuotare i diritti dei lavoratori e ad impoverirli».