Altre volte Andrea Orlando aveva ricordato la centralità del tema carcere nella riforma della giustizia. Mai lo aveva fatto con le parole nette di ieri. «Ho incontrato papa Francesco, siamo stati insieme un'ora a parlare della condizione dei carcerati, tutti conoscete il suo appello a tener conto dei detenuti meritevoli: bene», ha aggiunto il ministro della Giustizia dai microfoni di "Porta a porta", «le parole del Santo Padre potrebbero essere raccolte approvando il ddl sul processo penale che è al Senato». È un richiamo rivolto a Palazzo Madama, al Pd e indirettamente al governo. «Mi auguro che il provvedimento possa essere calendarizzato subito. Da qui rivolgo un appello affinché si possa costruire un sistema penitenziario più efficiente». L'intervento del guardasigilli arriva da una trasmissione del servizio pubblico molto seguita, che dà meritoriamente spazio al tema della detenzione. Non a caso in chiusura Orlando ringrazia Bruno Vespa per l'attenzione e lo stesso conduttore non ha problemi a riconoscere che quella del carcere è questione tenuta quasi sempre da parte. Ma l'impegno del ministro per rimettere in carreggiata il ddl su processo penale e sistema penitenziario non è isolato, almeno nel Pd.Poche ore prima che il guardasigilli intervenga sulla Rai, un appello analogo al suo parte dal quotidiano del Pd, l'Unità. La presidente della commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti pubblica sul numero di domenica un articolo a doppia firma con Walter Verini, che della commissione di Montecitorio è il capodelegazione dei democrat. «Riteniamo che si possa e si debba lavorare tutti per portare all'approvazione il provvedimento, evitando così il rischio di rallentare o di interrompere un disegno riformatore di così ampia portata». L'idea di Ferranti e Verini è che dare il via libera alla riforma penale «in prossimità di un appuntamento referendario nel quale è in gioco il cambiamento del Paese, contribuirebbe a dimostrare ancora più e meglio la volontà e l'ambizione riformatrice del governo e di questa maggioranza». Il richiamo non è casuale: la concomitanza del referendum costituzionale è il vero ostacolo sul definitivo decollo del ddl penale. Il timore diffuso nel governo, e avvertito in particolare proprio da Renzi, è duplice: da una parte spaventano le possibili defezioni a Palazo Madama di Ncd e verdiniani, ma il vero incubo è l'attacco dei cinquestelle su due punti chiave del ddl, intercettazioni e prescrizione. I grillini sparerebbero in modo istantaneo contro un provvedimento che allunga sì i tempi del processo, ma che dal loro punto di vista sarebbe sempre troppo «generoso con i corrotti».Condizionata dallo spettro di una pesante campagna sulla giustizia in pieno rush finale per il "Sì", Renzi ha finora inviato a Palazzo Madama segnali di "frenata". Le parole di Orlando, l'articolo sul'Unità e altre dichiarazioni arrivate sempre ieri da parlamentari dem come Anna Rossomando e Monica Cirinnà, puntano a riaprire la partita. E può suonare persino sorprendente che il guardasigilli nel suo tentativo si affidi all'improvvisa visibilità di un tema come il carcere. Tenuta di solito nascosta, la questione penitenziaria è stata rilanciata venti giorni fa proprio da Renzi con la visita all'istituto "Due palazzi" di Padova. Orlando dedica al carcere gran parte del suo intervento a "Porta a porta". «Abbiamo aumentato le pene alternative, i detenuti sono diminuiti per questo», ricorda, «le persone sottoposte a esecuzione penale esterna sono 40mila». E poi appunto il richiamo alle «parole del Papa», alla necessità di «assegnare gli sconti di pena secondo il suo appello a riconoscere i detenuti meritevoli», dunque al di fuori «di un sistema che ora funziona soprattutto in base agli automatismi». Nella delega sull'ordinamento penitenziario i principi di questo aggiornamento di sistema sono ben presenti. «Da qui rivolgo un appello per dare sul punto risposte efficienti, che corrispondano alle indicazioni della Costituzione», ribadisce il ministro alla Rai.Il guardasigilli parla anche di altri incroci tra giustizia e referendum. Della campagna per il "No" condotta da Magistratura democratica, per esempio: «È una questione di opportunità quella di arrivare a un attivismo così forte, ma non ci può essere nessuna norma che abolisce il prendere posizione». Certo «non si può dire che venga modificato il Titolo IV, che si altera il funzionamento di organi terzi come Consulta e Csm: non vengono modificati di una virgola, e se un magistrato dice il contrario c'è da chiedersi se abbia letto effettivamente la riforma costituzionale». Serve «una democrazia tempestiva», secondo il ministro della Giustizia. Convinto che «parte degli elettori di Forza Italia e Movimento cinquestelle guardino al merito».Ma Orlando è da Vespa per difendere, oltre alle ragioni del "Sì", soprattutto quelle della "sua" riforma penale. Consapevole dei rischi di un suo rinvio oltre le colonne d'Ercole del referendum, inevitabile in base all'attuale calendario di Palazzo Madama. Nell'ultimo ordine dei lavori c'è spazio persino per il ddl sulla "Produzione vitivinicola", all'esame dell'Aula giovedì prossimo. Non si è trovato uno spiraglio per riprendere la discussione su processo penale e carcere. Il ministro della Giustizia prova a dare una scossa. Convinto che lasciarsi paralizzare dalla paura non sia un buona strategia neppure per difendere le ragioni del Sì al referendum.