Il Comune di Roma respinge la domanda di trascrizione integrale dell’atto di nascita presentata da due donne sposate in Francia e formato a Parigi con l’indicazione di entrambe le donne come madri del bimbo. A denunciare l'accaduto è la Rete Lenford - Avvocatura per i diritti LGBTI+, presieduta dall'avvocato Vincenzo Miri, che riferisce i dettagli della vicenda. Il bimbo è nato ad ottobre 2021 a Parigi da una coppia formata da una cittadina italiana e da una cittadina francese a seguito di procreazione medicalmente assistita, ed è quindi stato registrato come figlio di entrambe le donne, come prevede la legge francese. «Presa la decisione di trasferirsi a Roma - raccontano i legali - la coppia ha domandato al sindaco, che in questi casi agisce nella qualità di ufficiale dello stato civile, di trascrivere integralmente l’atto di nascita del bambino, per farlo esistere anche per lo Stato italiano e per proteggere la sua identità personale e familiare». A quel punto l'avvocato Miri, legale della coppia, ha «illustrato al sindaco che l’attività richiesta dalle due signore doveva considerarsi non solo pienamente legittima, ma anche dovuta. La coppia, infatti, ha chiesto al Sindaco di Roma di procedere alla trascrizione di un atto di nascita già formato all’estero, consentita dalla Corte di cassazione sin dal 2016 con un orientamento giurisprudenziale che, persino davanti alle Sezioni Unite, non ha registrato nessuna pronuncia contraria e che è stato richiamato anche dalla Corte costituzionale». Ma Gualtieri ha respinto la domanda, spiegano ancora i legali, richiamando «istruzioni genericamente fornite dal Ministero dell’Interno in tema di trascrizione di atti con genitori dello stesso sesso e trascrivendo parzialmente l’atto di nascita, con l’indicazione della sola mamma che lo ha partorito. Oggi, perciò, per lo Stato italiano il bambino ha soltanto una mamma». «Restiamo francamente sbigottiti dinanzi alla posizione assunta dal Sindaco di Roma, visto che da ormai sei anni la Corte di cassazione ha respinto la posizione del Ministero dell’Interno e ha addirittura giudicato “impellente” la continuità e la conservazione dello stato di figlio acquisito all’estero», dichiara Miri. Che aggiunge: «La decisione del Sindaco, che durante la campagna elettorale aveva incontrato le associazioni LGBTI+ e aveva  garantito un’attenzione ben diversa da quella della precedente Amministrazione, impegnandosi anche alla formazione del personale degli Uffici comunali, lascia amareggiati e ancora increduli. Al Sindaco è stato semplicemente chiesto di applicare le norme sulla trascrizione di atti esteri così come unanimemente interpretate anche dalla Corte costituzionale e dalla Corte di cassazione. Non assume, infatti, alcuna rilevanza l’indirizzo che quest’ultima ha assunto rispetto alla diversa fattispecie di formazione in Italia di atti di nascita con due mamme a seguito di nascite avvenute in Italia e non all’estero: in quei casi la Corte di cassazione ha sì espresso un orientamento negativo, contrario a quello fatto proprio da moltissime Corti territoriali e a nostro avviso ancora suscettibile di essere portato alla valutazione della Corte costituzionale, ma ha sempre precisato che una opposta soluzione debba adottarsi rispetto al diverso caso di trascrizione di atti formati all’estero. Eppure, il Sindaco di Roma ha scelto una strada che costringe la coppia a ricorrere in Tribunale e ad affrontarne costi e tempi. Le due mamme, che pensavano di trasferirsi in una capitale attenta alle istanze delle persone LGBTI+, hanno evidentemente coltivato false speranze. Da mesi si attende che il Sindaco, come aveva promesso, istituisca l’Ufficio per i diritti LGBT+. L’episodio di oggi dimostra come la costituzione di quell’Ufficio, purché accompagnata da un reale cambio di passo del Sindaco e da un indirizzo politicamente orientato a tutelare le persone LGBTI+, non sia più differibile. Resta, infine, davvero intollerabile che il Ministero dell’Interno non riconosca il diritto vivente in tema di trascrizione degli atti di nascita con due mamme, violando gravemente i diritti fondamentali di tanti bambini e tante bambine».