Nel dibattito riacceso dall’entrata in vigore della nuova prescrizione il referendum abrogativo è ormai uno dei punti fermi. A ipotizzarlo è stata innanzitto l’Unione Camere penali, che lo scorso 31 dicembre ha già sollecitato le forze politiche interessate a un «incontro per valutare la costituzione di un comitato promotore». Ieri si è schierato per tale opzione anche l’Organismo congressuale forense, che in una nota ha già proposto la materiale formulazione del quesito referendario: « Volete voi che sia abrogato l’articolo 159, comma 2, del codice penale... come modificato dall’articolo 1, comma 1, lettera e), n. 1, della legge 9 gennaio 2019, n. 3? ». Un algoritmo giuridico che, si legge nel comunicato dell’Ocf, cosi può essere «tradotto» per i «profani» : «Volete voi abrogare la riforma della prescrizione voluta dal Ministro Alfonso Bonafede, recentemente entrata in vigore, e che porta il cittadino che incappi nelle maglie della giustizia a non uscirne mai più?». L’Organismo forense dunque auspica, per voce del suo coordinatore Giovanni Malinconico, che «la nuova riforma della prescrizione sia modificata in profondità, o accompagnata da misure di sistema che riescano a ricondurne l’impatto entro soglie accettabili» ma «per evitare nel frattempo che la riforma produca danni incalcolabili all’impianto normativo e alle tutele poste a difesa dello stato di diritto, la via più rapida», dice appunto il coordinatore dell’Ocf, «è quella referendaria, che eliminerebbe chirurgicamente il nuovo articolato lasciando in vita un testo perfettamente coerente e autosufficiente».

Nella nota che accompagna l’ipotesi di quesito referendario, l’Organismo congressuale forense osserva: «Porre il processo al di fuori del flusso del tempo danneggia tutti: la vittima e tutta la collettività, che hanno interesse a un pronto accertamento della responsabilità e alla punizione del reato; l’innocente, già danneggiato dal solo fatto di essere sottoposto al procedimento, e per il quale ogni giorno in più di sottoposizione al giudizio penale e alla gogna che spesso ne consegue dà luogo a un supplizio intollerabile; lo stesso colpevole, che ha diritto di veder definita in breve la sua vicenda, scontando la sanzione per poi reinserirsi in società».