Nunzia De Girolamo, ex deputata, ex ministro delle Politiche agricole, ha atteso sette anni. «Alla fine ho avuto giustizia, ma ho perso sette anni di vita», sono state le sue sacrosante parole, ieri, subito dopo essere stata assolta “perché il fatto non sussiste” dalle accuse di associazione a delinquere, concussione e voto di scambio. Il pm Assunta Tillo aveva chiesto 8 anni e 3 mesi di carcere. I giudici Fallarino, Rotili e Telaro del Tribunale di Benevento non hanno invece riconosciuto l’impianto accusatorio riguardo quella che per la Procura sarebbe stata una “gestione opaca” del sistema sanitario sannita, con nomine, consulenze e appalti utilizzati per creare consenso elettorale. L’inchiesta Sanitopoli è stata dunque completamente smontata: insieme a De Girolamo sono stati assolti con la stessa formula tutti gli altri sette imputati.

L’indagine era partita nel 2012 da una denuncia dell’ex direttore generale dell’Asl di Benevento Michele Rossi contro l’ex direttore amministrativo Felice Pisapia. A parere di Rossi i conti non tornavano, considerando i mandati di pagamento emessi a favore di alcune ditte fornitrici dell’Asl. Rossi prende dunque la decisione di consegnare agli inquirenti un fascicolo che a suo dire avrebbe messo in evidenza una gestione non trasparente delle risorse.

Poco dopo il direttore amministrativo viene licenziato e magistrati e finanzieri cominciano a indagare sui conti dell’azienda sanitaria. Un anno dopo, nel 2013, arrivano i primi provvedimenti cautelari che coinvolgono Pisapia, ma anche paradossalmente lo stesso Rossi. Tra gli indagati nel 2014 emerge per la prima volta anche il nome di Nunzia De Girolamo, all’epoca ministro. Secondo i pm, l’ex parlamentare di Forza Italia, passata poi nella fila dell’Ncd di Angelino Alfano, rappresentava l’apice di un direttorio politico che a Benevento gestiva affari, consulenze, e nomine. Il gip di Benevento Flavio Cusani parlò addirittura di “indagini sull’esistenza di un ristretto direttorio politico- partitico, al di fuori di ogni norma di legge”.

Alla base delle accuse c’erano soprattutto registrazioni audio, captate segretamente da Pisapia, forse come forma di vendetta per la denuncia presentata nei suoi confronti da Rossi, durante alcune riunioni politiche tenutesi in casa del padre della De Girolamo. Sull’utilizzabilità di quelle registrazioni si consumerà anche uno scontro processuale tra accusa e difesa, ma quei file verranno poi comunque acquisiti come fonti di prova.

Il rinvio a giudizio per gli otto indagati arriva a settembre 2016 e il processo comincia due mesi più tardi. Da allora, la vita di Nunzia De Girolamo viene completamente sconvolta. Candidata per Fi, dopo il breve passaggio nel Nuovo centrodestra, non viene eletta alle ultime Politiche e si dedica alla tv, come concorrente a “Ballando con le stelle” e come opinionista a “Non è l’Arena” di Giletti. Ieri, dopo quattro lunghi anni, la sentenza di assoluzione che demolisce l’inchiesta. Assieme alla De Girolamo vengono assolti gli ex collaboratori Luigi Barone e Giacomo Papa, lo stesso Michele Rossi, Felice Pisapia, l’ex direttore sanitario Gelsomino Ventucci, l’ex responsabile del budgeting Arnaldo Falato, e il sindaco di Airola, Michele Napoletano. «Ha vinto la giustizia - ha dichiarato Nunzia De Girolamo - io ho solo perso 7 anni di serenità. Mi sono dimessa da ministro, pur non essendo indagata, per difendere la mia dignità. L’ho fatto sempre nel processo e non dal processo. Le tre donne del Collegio mi hanno restituito fiducia e voglia di continuare a combattere per le cose giuste. Io non ho mai avuto paura della magistratura, ma della cattiveria che mi ha circondato in questi anni. Mi auguro - conclude l’ex ministro - che quei giornalisti, pochi per fortuna, che pensavano che un’indagine o una richiesta di un pm fosse una condanna definitiva, ora diano lo stesso risalto alla notizia della mia assoluzione».

A difendere De Girolamo l’avvocato Gian Domenico Caiazza, presidente dell’Unione Camere penali: «Siamo enormemente soddisfatti del risultato e di aver incontrato un collegio di giudici sereni, equilibrati, che hanno saputo restituire dignità a una persona ingiustamente colpita nella sua carriera pubblica, oltre che nella sua vita privata». Insieme a lui nel collegio difensivo anche l’avvocato Domenico Di Terlizzi: «L’assoluzione perché il fatto non sussiste da tutti i reati e per tutti gli imputati deve porre all’attenzione di tutti la patologia di questa iniziativa giudiziaria che ha determinato le dimissioni di un ministro e l’espulsione dalla vita politica di una giovane donna. Questa patologia il legislatore deve eliminarla, potenziando il controllo sulle iniziative infondate dei pubblici ministeri. Qui siamo in presenza di un mero teorema accusatorio, e una parte della stampa, specie quella che ama il populismo giudiziario, farebbe bene a riflettere quando vengono enfatizzate le richieste di condanna a 8 anni. Ovviamente ben diverso è il discorso sugli organi giudicanti, che ancora una volta dimostrano di essere il vero argine allo strapotere delle Procure». A poche ore dalla notizia è giunta anche una nota della presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini: «L’assoluzione di Nunzia De Girolamo perché il fatto non sussiste è una notizia bellissima che pone fine a un lungo e immeritato incubo. È doveroso però rimarcare ancora una volta il macigno abnorme che pesa sulla nostra democrazia a causa dell’uso politico della giustizia, che in questo come in troppi altri casi ha determinato le dimissioni di una ministra della Repubblica ingiustamente messa sotto accusa da un’iniziativa giudiziaria infondata».