Nordio media. Tiene l’equilibrio in un quadro politicamente controverso. E provvede innanzitutto a limitare i danni sul “reato di rave”: con il primo dei 13 emendamenti al Dl 162 predisposti a via Arenula. Con quella proposta di modifica, spiega il ministro, «il governo perfeziona la norma» e, aggiunge, «rende più efficace il contrasto delle condotte illecite che si vuole perseguire». Gli altri 12 interventi firmati dal guardasigilli mirano a gestire la transizione verso la riforma Cartabia. Un emendamento in particolare “congela” le misure cautelari inflitte a chi è accusato per uno di quei reati (dal furto alla truffa) che, con le modifiche introdotte dalla ex ministra, diventano perseguibili solo a querela. Vengono impedite, come aveva chiesto Giorgia Meloni, le scarcerazioni immediate nei procedimenti già in corso e avviati d’ufficio dai pm: ma per soli 20 giorni. Il tempo di consentire alle parti offese l’esercizio della querela, unico atto in grado di tenere in vita un’azione penale altrimenti improseguibile. Passati quei 20 giorni, l’indagato o imputato tornerà libero. Morale della favola: anche qui Nordio si sforza di tenere la barra in equilibrio.

Tagli alle carceri «inevitabili», dice Nordio

Le sue proposte di emendamento non piombano direttamente sul tavolo della commissione Giustizia di Palazzo Madama, dove è in corso l’esame del decreto “Rave-ostativo-covid-riforma Cartabia”: lunedì sono state intanto trasmesse a Palazzo Chigi, dove dovrà essere espresso un via libera collegiale, poi potranno essere depositate in Senato. Dovrebbero andare in votazione, insieme con gli emendamenti presentati dai partiti, il prossimo 6 dicembre. Il tutto in un quadro in cui il guardasigilli, come segnalato ieri dal Foglio, ha sostanzialmente dovuto subire, senza potersi neppure esprimere nel merito, i 36 milioni di tagli alla polizia penitenziaria. Quei risparmi lineari, fa notare Nordio al dibattito sulla separazione delle carriere (di cui si dà conto più ampiamente in altro servizio, ndr), «è stato fatto a tutti i ministeri: non era trattabile, l’emergenza economica impone di devolvere queste risorse a chi non riesce a pagare le bollette». Danno irrimediabile alle già devastate carceri? «Ci sono risorse del Pnrr che entro certi limiti possono essere rimodulate», fa notare il guardasigilli, «proveremo a farlo anche con il bilancio interno al ministero». Certo, fiaccare le forze della polizia penitenziaria in quelle galere in cui si sono già suicidati 80 detenuti e 5 agenti, e nelle quali per altre centinaia di casi è stato proprio l’intervento in extremis dei poliziotti a evitare che un recluso si togliesse la vita, resta comunque gravissimo. Intanto però ieri Nordio è riuscito a evitare una deriva “controriformista” sul testo Cartabia, con quell’emendamento che congela le scarcerazioni per soli 20 giorni.

Sulle pene per i rave pure Forza Italia resta perplessa

In realtà, le reazioni dei partiti si concentrano soprattutto sulla modifica relativa alla materia più “scenografica”, il “reato di rave”. È il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto a difendere l’impostazione adottata a via Arenula e a illustrarla in sintesi: «Vengono recepite molte delle richieste avanzate da Forza Italia, a cominciare dalla tipizzazione del reato, che si concretizzerà qualora si dovessero presentare una serie di circostanze: il carattere musicale o di intrattenimento della manifestazione e il pericolo concreto per l’incolumità e la salute pubblica a causa dell’inosservanza delle norme su stupefacenti, sicurezza e igiene». Non c’è più, è l’altro aspetto “qualificante”, il riferimento all’indefinibile “pericolo per l’ordine pubblico” quale base per la perseguibilità delle condotte. Ma è una correzione che non basta al Pd, per esempio: la responsabile Giustizia dem Anna Rossomando parla di testo che resta «inutile» e soprattutto di «inaccettabili pene sproporzionate». È il nodo irrisolto: la sanzione detentiva prevista per il nuovo articolo 633 bis del codice penale va dai 3 ai 6 anni, massimo tenuto su soglie stratosferiche per consentire le intercettazioni. Sul punto, Nordio non ha potuto opporsi alla linea di Lega e FdI, espressa, per il partito di Meloni, dal segretario della commissione Giustizia Sergio Rastrelli, secondo il quale «la forbice edittale è coerente con l’obiettivo che si intende perseguire», e le intercettazioni, rese possibili appunto dal massimo di pena portato a 6 anni, «sono funzionali a consentire l’attività di prevenzione». Logica che Forza Italia digerisce a malapena: il capogruppo azzurro in commissione Pierantonio Zanettin ammette che «resta in piedi la questione dell’entità della pena massima». Anche se, aggiunge, «viene distinto il ruolo tra promotore e partecipante, come avevamo chiesto noi». Il sottosegretario alla Giustizia della Lega, Andrea Ostellari, rivendica il fatto che, con la riformulazione di via Arenula, «si evita l’applicabilità» del reato di rave «nei confronti di qualsivoglia genere di aggregazioni o manifestazioni pubbliche».

La linea sulla “Cartabia” condivisa con Reynders

Nessuna obiezione politica sui numerosi emendamenti concepiti da Nordio per la transizione verso la riforma Cartabia. Nessuna perplessità, almeno per ora, su quel blocco delle scarcerazioni limitato a 20 giorni, e che potrebbe non entusiasmare l’ala più intransigente della maggioranza. Ma sul punto il ministro della Giustizia ha imposto ai partiti una logica chiara: le modifiche alla riforma penale, ha spiegato, devono limitarsi a gestire l’impatto della nuova disciplina sul sistema giudiziario. E il tempo relativamente modesto della proroga prevista per le “carcerazioni preventive” invalidate dal testo della ex ministra rientra in questa impostazione. D’altra parte, il guardasigilli sa che proprio in virtù della loro ispirazione “deflattiva” (sui procedimenti e, a cascata, sulle pene carcerarie) le nuove norme fluidificano la macchina processuale e rispettano così le richieste avanzate dall’Ue in relazione ai fondi concessi per i Pnrr. Nordio ne ha parlato nei giorni scorsi anche con il commissario europeo Didier Reynders al G7 Giustizia tenuto a Berlino. E a ben guardare, sarebbe difficile modificare una linea sulla quale il guardasigilli ha come alleata quell’Europa che ha finanziato all’Italia 209 miliardi di euro.